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mercoledì, Settembre 11, 2024
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Giù le mani dalle api bellunesi, non c’è un minuto da perdere per proteggerle dai pesticidi

Tutto esaurito e persone in piedi anche mercoledì 12 a Limana per l’appuntamento estivo di Liberi dai Veleni. Oltre cento persone ad ascoltare il dottor Scalari, medico veterinario dell’ulss 1 Dolomiti che opera nella parte montana della Provincia, il quale ha spiegato ai meno esperti il valore straordinario delle api e della loro attività di impollinazione, fondamentale per la sopravvivenza della vita sul pianeta: niente api, niente cibo, il messaggio è chiaro.

In Italia, e nel Bellunese in particolare, abbiamo le api migliori e che il mondo intero ci invidia. Grande responsabilità quindi dell’intera comunità che ha l’obbligo di lavorare compatta, dai cittadini che consumano, ai produttori che utilizzano la terra, alle istituzioni che governano, per difendere il patrimonio di grande qualità che il nostro territorio e la biodiversità esistente rappresentano. Il pericolo è infatti alle porte e il territorio deve essere pronto a respingere con decisione l’insediamento di attività che tengano conto solo degli aspetti economici, ignorando quelli agronomici e ambientali. Massimo sostegno a chi avvia aziende che valorizzano la vocazione della terra e mantengono una dimensione equilibrata che non metta in pericolo la biodiversità e l’integrità ecologica, vera ricchezza della provincia di Belluno.
E non c’è un minuto da perdere, lo dimostrano gli innumerevoli dati e gli autorevoli studi presentati dal dottor Beghini, medico ISDE operante a Verona, secondo relatore della serata. Certamente a livello regionale la provincia di Belluno è fanalino di coda nell’uso di pesticidi, per fortuna. L’aumento però del 30% nell’acquisto di pesticidi dal 2013 al 2014 e la conferma delle stesse quantità nel 2015 rispetto all’anno precedente indicano una pericolosa tendenza dell’agricoltura bellunese, soprattutto se confrontata con la superficie effettivamente coltivata. Il dato fa ancora più paura se si pensa che i due terzi dei pesticidi sono riferiti all’ex ulss2, cioè feltrino e Valbelluna.
E i numerosi interventi del pubblico hanno necessariamente portato la discussione sui controlli. È fondamentale per tutti i convenuti che il sistema complessivo dei controlli, che è sostenuto da importanti risorse pubbliche, sia volto a prevenire i rischi e a indirizzare le istituzioni a mettere in atto ogni azione così da tutelare la nostra ricchezza per le generazioni future. Senz’altro le segnalazioni a posteriori degli apicoltori e gli accertamenti di eventuali avvelenamenti sono strumenti importanti per dare atto di una situazione da tenere monitorata, ma, come dice il dottor Scalari, comminare la multa per uso illegale di pesticidi significa aver perso la battaglia, è importantissimo invece creare le condizioni culturali adeguate per una vita serena e un’agricoltura sana.

Non tutti gli apicoltori però denunciano la moria delle proprie api. Scalari sottolinea l’importanza della collaborazione con l’azienda sanitaria e Apidolomiti si unisce a lui nel ricordare che per ora sembra non esserci un nesso tra l’impoverimento degli alveari e l’uso di pesticidi ma è assodato che l’agricoltura basata sulla chimica uccide le api, pertanto se non vogliamo diventare come la Valtellina, in cui si diramano comunicati per portare via le api quando iniziano i trattamenti sulla vite, dobbiamo tutti, istituzioni aziende e popolazione, impegnarci fin da subito per attuare controlli preventivi e cambiare mentalità in ambito agroalimentare.
Questo è un punto cruciale se si pensa che le leggi che regolano l’uso dei pesticidi sono irrimediabilmente rese inutili dalle folli e costanti deroghe della Regione Veneto che bucano i limiti e consentono l’utilizzo di prodotti pericolosi perfino nel baby food. Per questo l’unico strumento di tutela diventa il regolamento di polizia rurale del comune e il plauso del dr. Beghini è andato ai regolamenti di Belluno, Feltre e Ponte nelle Alpi che si fondano su due principi imprescindibili: tutela estesa a tutto il territorio e abolizioni di tutti i pesticidi nocivi, tossici e molto tossici, non solo quelli indicati dalla normativa nazionale.
Fa riflettere che gli studi sugli effetti dei pesticidi siano per lo più condotti sugli agricoltori e le loro famiglie. I primi a rischiare sono proprio loro, per questo, se da un lato leggi e controlli sono gli strumenti per disincentivare il modello dell’agroindustria, dall’altro le aziende che fanno la scelta del biologico e biodinamico vanno in tutti i modi sostenute e protette, perché tracciano la direzione giusta verso un modello che tutela e valorizza la biodiversità locale e che garantirà sussistenza e autonomia alimentare alla popolazione in vista di tempi più incerti.

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