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lunedì, Settembre 9, 2024
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Aci Pubblico registro automobilistico: rilasciato l’ultimo certificato di proprietà. Da lunedì il cartaceo lascia il posto al formato digitale

moira bernard ultimo cdpAppartiene alla signora Moira Bernard di Belluno l’ultimo certificato di proprietà rilasciato oggi dal Pubblico registro automobilistico di Belluno. Da lunedì 5 ottobre, infatti, il documento cartaceo che certificava la proprietà dei veicoli cessa di esistere per lasciare il posto al suo clone virtuale, ossia quello in formato digitale memorizzato negli archivi magnetici del Pra.
L’automobilista potrà comunque consultare i dati di questo nuovo certificato di proprietà digitale (Cdpd) per verificare la situazione giuridica (ipoteche, fermi amministrativi ecc.) del veicolo direttamente da qualsiasi smatphone attraverso il codice QR-code che troverà sulla ricevuta che gli sarà consegnata a partire da lunedì 5 ottobre per tutte le pratiche auto (nuovo, passaggi di proprietà, radiazioni ecc.).
Dal 18 ottobre cessa anche l’obbligo per gli automobilisti di esporre il contrassegno dell’assicurazione che sarà anch’esso digitalizzato.
La storia
E così, dopo 22 anni di onorato servizio, cdp va in pensione. Era stato istituito dalle norme di modifica del Codice della strada del 1992 ed era entrato in vigore nell’ottobre del 1993 in sostituzione dello storico foglio complementare. Quest’ultimo affonda le sue origini nel lontano 1927 anno di costituzione del Pubblico registro automobilistico gestito dal
Reale automobile club d’Italia.
Una storia che parte da lontano, da quando la Fiat nel 1926 inizia la produzione della prima utilitaria, una quattro cilindri di 990 cc di cilindrata denominata “509 A”. Per promuoverne l’acquisto rateizzato, Giovanni Agnelli e Vittorio Valletta ottengono dal regime fascista l’istituzione nel 1927 del Pra gestito dall’Aci su delega dello Stato. I veicoli diventano quindi dei beni mobili registrati sui quali è possibile iscrivere ipoteca a garanzia del creditore. Nel 1932, infatti, la Fiat offre al grande pubblico la 508, meglio nota come Balilla, per il prezzo di 10.800 lire, pari a venti mensilità di un operaio, con pagamenti rateizzati garantiti da cambiali e iscrizione di ipoteca al Pra. Fino a prima della II Guerra mondiale per vendere un veicolo era il Podestà, oppure il Giudice conciliatore o il funzionario del Reale automobile club d’Italia ad autenticare la firma del venditore sull’atto di vendita. Dal 16 ottobre del ‘40, un Regio decreto attribuisce l’esclusiva competenza dell’autentica degli atti di vendita ai notai. Un autentico blitz a tre mesi dall’entrata in guerra dell’Italia, che fa dire all’allora Segretario generale del Reale Automobile Club d’Italia, Ivo Magnani “il governo mi ha tenuto completamente allo scuro di tutto”!
A dare inizio alla “delegificazione” della procedura solenne degli atti di vendita è il governo Berlusconi, che con Decreto legge n.35 convertito in L.80 del 14.5.2005 sottrae il monopolio dei notai sui veicoli nuovi. Poi subentra il governo Prodi che prosegue l’opera varando il Decreto legge n.223 Bersani del 4 luglio 2006, nel quale stabilisce che gli atti di vendita dei veicoli usati si possano autenticare anche in Comune, nelle agenzie automobilistiche, all’Aci e alla Motorizzazione.
La riforma funziona benissimo, viene accolta favorevolmente dagli automobilisti, anche perché fa risparmiare loro una cinquantina di euro sui passaggi di proprietà.
Ora siamo arrivati all’ultimo tassello, sparisce il certificato di proprietà, nasce l’archivio unico dalla fusione dei due archivi (Motorizzazione e Pubblico registro automobilistico) e la tradizionale carta di circolazione diventerà a breve il documento unico di circolazione arricchito con le informazione dell’archivio Pra.

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