I cittadini del Cadore vivono la più grave crisi socio-economica del dopoguerra, crisi che, con ogni probabilità, non si risolverà in pochi anni, ma costringerà la popolazione a modificare sostanzialmente i propri stili di vita.
La crisi porterà inevitabilmente gli abitanti del bellunese ad utilizzare sempre di più i mezzi pubblici. In quest’orizzonte non possono che preoccupare le vicende legate alla crisi della Dolomiti Bus ed il progressivo abbandono della ferrovia da parte della Pubblica Amministrazione. Treni vetusti, in ritardo e una stazione fantasma, come è Calalzo, che dovrebbe essere il nodo centrale di un sistema innovativo di trasporto non basato sull’auto privata, ma libero dalla preoccupazione del traffico verso le stazioni turistiche e i bellissimi paesi delle Dolomiti bellunesi.
In questo contesto, il Cadore non trarrebbe sicuramente benefici da un’opera infrastrutturale quale il prolungamento dell’A27, dai costi elevatissimi (oltre 1,2 miliardi di euro ) con tempi di costruzione decennali, con una gestione della quale non si conoscono i reali flussi di veicoli e il cui pedaggio, secondo la bozza di convenzione del “project financing“ allegata al progetto, sarebbe tra i più alti d’Italia.
Un’opera inutile all’economia locale che necessita di forme innovative e di una progettazione del suo futuro diversificata che valorizzi il suo patrimonio naturale riconosciuto di eccellenza dall’UNESCO. Un’opera che non può essere nemmeno considerata il miglior veicolo per portare lavoro come alcuni pensano. Basti pensare allo studio pubblicato su il “Sole 24 Ore” il 13 febbraio 2012, in cui si evidenzia come per ogni 10 miliardi di euro investiti nella riduzione degli sprechi, quali ad esempio energetici o di materie prime (gestione riciclo rifiuti), si possono ricavare 130 mila nuovi posti di lavoro di buona qualità, mentre investendo la stessa cifra in grandi opere si darebbe lavoro al massimo a 7 mila e 300 persone.
Quello che realmente dobbiamo prendere in considerazione, sono i punti neri della viabilità: quali Longarone/Castellavazzo, Tai, Valle di Cadore ed altri. Non abbiamo bisogno di un’opera invasiva che miri ad attirare ulteriore traffico pesante transfrontaliero, abbiamo la necessità di creare una società diversa, legata al territorio, con alla base il cittadino e un patrimonio unico al mondo: le Dolomiti.
Movimento 5 Stelle Cadore