Il mio impegno da sindaco sarà rimettere al centro il lavoro. Il lavoro è fondamento della nostra dignità. Ogni amministrazione pubblica può e deve operare in base a questo principio. Un buon governo cittadino traduce questo approccio, tra l’altro, in qualità dei servizi. E se i servizi funzionano e costano meno alla comunità, il lavoro vale di più e il nostro tenore di vita migliora.
Anche nel Bellunese sono stati bruciati tanti posti di lavoro, molti altri sono incerti. Abbiamo raggiunto un tasso di disoccupazione che non conoscevamo da decenni. Su questo non basta riflettere, occorre esserci, trovare e attuare soluzioni locali, nuove, che ci portino oltre questa crisi, molto vasta e profonda. Non basterà, però, l’impegno di tutti, ognuno nel suo ruolo, solo per difendere l’occupazione che c’è e per crearne di nuova. Dobbiamo anche ricordare, infatti, che a tutto questo si somma un problema culturale e politico: quello della perdita di valore del lavoro. E’ un concetto che ha a che fare con il riconoscimento e il rispetto del lavoro, con l’adeguata remunerazione, con l’equità sociale. Una questione che accomuna lavoratori, professionisti, imprese. Un problema di tutti, sindaci in testa.
L’amministrazione può e deve fare molto. Può agevolare fiscalmente le aziende che assumono o innovano, può sostenere l’imprenditorialità dei giovani, informarli su opportunità e stage per avvicinarsi al mondo del lavoro, operare scelte di bilancio per il “debito zero” nei confronti delle aziende che lavorano per il Comune, trovare accordi con le banche per garantire l’accesso al credito, istituire un tavolo permanente con sindacati e associazioni di categoria, migliorare la mobilità delle persone e delle merci. Deve intervenire nelle situazioni di incertezza e difficoltà che riguardano le aziende del territorio.
Una cattiva occupazione disgrega la società, alimenta l’individualismo, peggiora la vita di tutti. Per questo, quando un’amministrazione mette al centro delle sue scelte l’attenzione per il lavoro, contribuisce a migliorare la qualità del vivere civile. In questo Primo Maggio, dunque, dovremmo essere tutti più consapevoli che assieme al lavoro se ne va il suo valore e che le nostre speranze vanno riposte, soprattutto, nella buona politica.
Claudia Bettiol