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L’Uapi: “E’crisi nera”. L’occupazione nelle piccole imprese cala del 6,3%, ma è il dato negativo minore

L’occupazione nelle piccole imprese cala del 6,3%, ma nel manifatturiero e nelle costruzioni la flessione è ancora maggiore. La preoccupazione dell’UAPI. L’Osservatorio sull’artigianato bellunese fissa al 6,3% la perdita di occupazione nel secondo semestre 2009. Un dato che pesa, anche perché a tenere sono solo i servizi (-0,9%), mentre il manifatturiero e le costruzioni registrano una contrazione degli occupati rispettivamente dell’8,7% e dell’8,4%. Tra i settori del manifatturiero che registrano il maggior calo occupazionale ci sono  l’occhialeria (-16,6%), la metalmeccanica (-8,3%) e il legno (-3,9%).
“Sono flessioni davvero pesanti– dice Walter Capraro, direttore dell’Unione Artigiani e Piccola Industria- che si sommano alla perdita di occupati del primo semestre, che per intensità era stata del tutto equivalente a quella registrata nella seconda parte del 2009. C’è grande preoccupazione soprattutto per il settore metalmeccanico, colpito da una collasso di ordini che non ha precedenti e per le costruzioni, dove a contrarre gli occupati sono, questa volta, anche gli impiantisti e i settori collegati.”
Questa tendenza ribassista è comune a tutte le aree della provincia, ma il peggior esito è quello riferito alla Valbelluna (-11,9%). Nell’Agordino tengono dal punto di vista occupazionale solo i servizi, mentre in Cadore  crescono gli occupati sia nelle costruzioni (+5,4%), sia nei servizi (+5,8%).  Nel Feltrino, invece, flette l’edilizia (-14,9%), ma tengono bene i servizi (+5,5%). Tenuta delle costruzioni (+3,6%)  anche in Alpago e nello Zoldano.
“Il bacino della Valbelluna – precisa Capraro – era cresciuto dal punto occupazionale fino a tutto il 2008, ma nel 2009 ha registrato perdite importanti in entrambi i semestri. Del resto è qui il cuore del metalmeccanico e la crisi pesantissima che ha investito moltissime aziende del settore si è, alla fine, ribaltata sull’occupazione. In quest’ area fondamentale per l’economia della provincia solo i servizi alla persona riescono ad incrementare gli addetti, mentre tutti gli altri comparti soffrono moltissimo il protrarsi di una crisi che non è mai stata così lunga e infida.”
Ad uscire dal mondo del lavoro sono soprattutto i giovani: gli apprendisti con età superiore ai 18 anni calano del 18,7%, coinvolgendo con la stessa intensità sia i maschi che le femmine. Contrazione del 7% anche per gli impiegati e dell’1,7% per gli operai. Per i contratti part-time, che erano costantemente cresciuti a partire dal 2006, la caduta è del 13,7%.
“Le aziende stanno escogitando ogni mezzo per tenersi a galla – dice il Direttore dell’UAPI- Lo conferma il fatto che l’impiego di operai over 50 è aumentata del 21,1%, un segnale evidente del fatto che le piccole imprese puntano sul personale più esperto, rinunciando ad investire su maestranze da formare o con titolo di studio più elevato. In pratica, stanno dimostrando con i fatti un disagio gravissimo, che le porta a rinunciare a una loro abitudine storica, quella di investire sui giovani.”
Guardando al dato assoluto, sembra che, questa volta, la contrazione dell’occupazione riguardi di più i lavoratori italiani (-6,9%) rispetto agli stranieri (-0,9%).
“In realtà – precisa Capraro- la minor flessione dell’occupazione di lavoratori stranieri è legata al fatto che si sono spostati dal metalmeccanico, dove calano del 5,3%, all’edilizia, dove la loro presenza cresce dell’11,5%. Vero è che solo il 30% delle piccole aziende ha proceduto ad assunzioni e dei nuovi assunti solo il 22% è di nazionalità straniera. Un altro elemento di riflessione viene dall’andamento dei licenziamenti, che sono diminuiti nel secondo semestre del 2009 dell’8,7%: a conservare il posto di lavoro sono stati indifferentemente gli italiani come gli stranieri. Non c’è e non è mai esistita nelle nostre piccole imprese una dinamica del lavoro che contempli lo sfruttamento della manodopera più conveniente: la presenza dei lavoratori stranieri è da tempo attestata all’11% del totale degli occupati ed è perfettamente coerente con il loro peso sulla demografia provinciale.”

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