Nanni Balestrini è un poeta e romanziere – nato a Milano e attivo attualmente tra Parigi e Roma – che ha attraversato con le sue frasi, parole, collage, poesie, con i suoi momenti estetici e i suoi momenti lirici decenni di storia politica, artistica e sociale italiana dagli anni Sessanta ad oggi. Il video Bastacani che dà il titolo all’esposizione tutta, è una sequenza di disastri ecologici e lettere che invadono mentre la voce performativa di Antonio Rezza è una litania di frasi che finiscono sempre e comunque con la parola cani. Nella stanza centrale della galleria un tatuaggio a parete rosso come le scritte che accoglie, nella forma e nel contenuto, è un accumulo di pensiero che traspare come una missiva ufficiosa che può essere più ficcante e significativa di una comunicazione ufficiale. I cambiamenti tempestivi e improvvisi dei vortici dei Collage di Balestrini, quelli storici degli anni Sessanta che compaiono in “Qualcosapertutti”, Il Canneto Editore, così come quelli estrapolati dal settimanale Espresso del 1965, le carte geografiche che attraverso la pratica del “taglia e incolla” formano mondi immaginari o le Risonanze, sua ultima produzione cominciata nel 2009, sono sempre denunce soffuse di un artista che ha attraversato la storia dell’arte, la storia sociale e la sua propria storia individuale senza strappi, ma incessantemente. Quella di Balestrini è una mostra che rispecchia una carriera in cui il soggetto si è imposto sempre di narrare e mai di narrarsi, evidenziando una purezza da intellettuale d’altri tempi, svincolato dall’autoreferenzialità, defilato, ma sempre presente. Agli inizi degli anni ’60 fa parte dei poeti “Novissimi” e del “Gruppo 63”, che riunisce gli scrittori della neoavanguardia. Nel 1963 compone la prima poesia realizzata con un computer.
E’ autore, tra l’altro, del ciclo di poesie della signorina Richmond e di romanzi sulle lotte politiche del ’68 e degli anni di piombo come Vogliamo tutto e Gli invisibili. Ha svolto un ruolo determinante nella nascita delle riviste di cultura “Il Verri”, “Quindici”, “Alfabeta”, “Zoooom”. Attivo anche nel campo delle arti visive, ha esposto in numerose gallerie in Italia e all’estero e nel 1993 alla Biennale di Venezia. Martina Cavallarin
Sulla tematica della Scrittura visuale multimedia e della Poesia visiva, le artiste invitate, Irma Blank, tedesca d’origine, italiana d’adozione e Silvie Defraoui, svizzera tedesca d’origine, francese d’adozione, sono protagoniste di una ricerca che ha allargato l’orizzonte dell’immaginario collettivo, della fenomenologia della percezione e dell’intelligenza emotiva, sia sull’area della creatività che dell’interazione con lo spettatore. La mostra, pensata per gli spazi della galleria veneziana, delinea un percorso di riflessione e seduzione, in una visione culturale che non cessa di coniugare suggestioni
d’Oriente e d’Occidente, relativamente al linguaggio della scrittura, uscito dalla pagina per diventare un respiro cosmico e individuale, di segno Zen, nella traccia pittorica azzurra di Irma Blank e uno schermo ipnotico ed evocativo di proiezioni della mente nelle videoinstallazioni, nelle accensioni in neon della parola, negli slittamenti dell’immagine e del racconto, nei frammenti della frase, di Silvie Defraoui. Irma Blank presenta una selezione significativa dal ciclo, iniziato negli anni Ottanta, denominato Radical
Writings, e Silvie Defraoui, presenta, accanto ai video e ai neon, una selezione di Écriture decoupée tratta dal ciclo Orient/Occident dell’opera Archives du futur, iniziata nel 1975 con il marito, deceduto nel 994, Chérif Defraoui. Entrambe le artiste sono state invitate a mostre internazionali come Documenta, a assel, e La Biennale di Venezia.
Viana Conti