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25 novembre, Giornata contro la violenza di genere. Comitato feltrino per il Diritto alla Salute

LA SALUTE E’ UN BENE PREZIOSO DA PROTEGGERE INSIEME

Quando parliamo di Violenza non possiamo non includere ciò che accade nell’ambito del Servizio Socio sanitario nazionale. Per questo siamo in piazza il 23  il 25 novembre, aderendo e portando  anche la nostra testimonianza come Comitato feltrino per il diritto alla Salute – giù le mani dalla sanità bellunese.

Dal primo al 31 agosto di quest’anno  non c’è stato un solo giorno in cui un medico o un infermiere, nell’80% dei casi donna, non abbia subito una violenza fisica, nella maggior parte  dei casi da un paziente o da un parente di quest’ultimo. La nostra provincia non è immune .

Al primo posto ci sono i Pronto soccorsi, al secondo gli interventi degli operatori del 118 e al terzo i reparti di psichiatria (dati da un’indagine Amsi-Umem).

Bisogna assolutamente condannare in maniera netta e inequivocabile questi comportamenti.

Tuttavia, bisogna anche avere il coraggio di capire che l’aumento di queste violenze inaccettabili è l’esito vergognoso dei tagli scellerati alla sanità pubblica e ai servizi sociali. Questi ultimi pagano anche la mancanza di fondi (ad esempio i Comuni hanno sempre meno soldi) e l’ aumentano di  anziani, di poveri e quindi di disagiati.

Se stai male, se non riesci ad ottenere una visita, se aspetti, magari mentre stai soffrendo come un cane, ore e ore al pronto soccorso, è sempre sbagliato e mai giustificabile usare violenza, ma può essere che qualcuno perda l’equilibrio. Se non fosse così non si spiegherebbe perché queste violenze siano aumentate in maniera direttamente proporzionale alla destrutturazione della sanità pubblica.

Spesso, poi, l’ “astinenza” o la fragilità psicologica che sfocia in atti violenti, vengono subito etichettate quali  azioni da PUNIRE con pene severe e mai si guarda al problema di base e alla sua soluzione.

Accanto alla “piaga” delle aggressioni fisiche e psicologiche e alle discriminazioni contro le professioniste sanitarie di origine straniera, vediamo l’aumento del disagio e la stanchezza del Personale: un dipendente su tre vuole cambiare lavoro e molti i medici vogliono andare all’estero o nel privato.

Se diminuisci il personale (in Veneto mancano 4000 medici e 5000 infermieri e oss) è ovvio che chi lavora non ha più una vita: turni disumani, reperibilità continue, weekend al lavoro. Chi chiede il part-time si vede rispondere NO e allora si licenzia. Chi arriva a lavorare per la prima volta  in un reparto non trova chi la  introduce alla nuova mansione e così aumenta la frustrazione.

Ci sono poi migliaia di dipendenti , molto spesso donne, molto spesso razzializzate, che nel sistema della cura sono lavoratrici ESSENZIALI ma senza DIRITTI perchè i più vari contratti di lavoro non l*  tutela!

Saltano i percorsi rosa contro la violenza, salta la sicurezza di accogliere più partorienti contemporaneamente… si riduce il rispetto per i bisogni di diverse soggettività (stranieri, non residenti o non cisgender) aumenta la possibilità di errore… aumenta l’attesa per avere la prestazione e quindi si ritarda nella diagnosi e nella cura.

A questo si aggiunge una ulteriore violenza perchè, in questo contesto, sembra diventare necessario avere denaro da poter  spendere nel privato. Così il diritto universale alla cura evapora.

Le violenze debbono cessare. L’unico modo perché diminuiscano realmente, perché il personale sanitario non abbondoni i nostri ospedali, è un massiccio investimento nella sanità pubblica.

Lo stiamo chiedendo in tanti!

Chiediamo anche  di spendere meglio il nostro denaro:  fa specie il continuo aumento per spese militari invece di lavorare per la pace  , o  i soldi spesi per insegnare le tecniche da FBI per la gestione delle aggressioni in corsia durante le lezioni tenute dai carabinieri “negoziatori” nei giorni scorsi proprio a Belluno.  Apprezzabile se pensiamo di  aiutare il personale sanitario ad affrontare le persone violente ma stiamo spostando l’attenzione dalla cura del paziente a temere il paziente !

 

 

Ma la violenza si trova anche in altri ambiti legati alla Sanità e al Servizio sociale.

La violenza di genere si trova nei vari ambiti dei diritti sessualie riproduttivi, con particolare attenzione al percorso nascita e alle procedure di interruzione  della gravidanza.  Il tema degli abusi e della mancanza di rispetto che le donne subiscono nell’accedere all’interruzione di gravidanza, durante la gravidanza e durante l’assistenza alla nascita, con conseguente violazione dei diritto non solo della donna, ma anche del neonato, CI DEVE FAR RIFLETTERE..

I mancati servizi per coloro che svolgono l’importante lavoro di caregiver o delle tante donne  che debbono forzatamente scegliere di curare il proprio familiare restando a casa , sia esso non autosufficiente disabile,anziano o altro , CI DEVE FAR RIFLETTERE.

La contenzione e i servizi mancanti nella malattia mentale, il riconoscimento tardivo di alcune malattie,  la sottostima di altre (es. Vulvodinia), la tardiva diagnosi corretta per talune malattie o il mancato inserimento fra quelle  invalidanti (quindi a completo carico della persona),  CI DEVE FAR RIFLETTERE.

Questi sono solo alcuni esempi di violenza.

 

Nessuna persona può ritenersi al riparo da questo: anche chi si tranquillizza pensando che ciò che osserva, legge o vede ai media, è altro e non lo riguarda.

 

Siamo  in piazza e per le strade per questo e  per rivendicare anche un cambiamento nella prassi  medica che  invisibilizza i corpi e i bisogni di tante soggettività ,  per denunciare le tante gare al ribasso per l’appalto di servizi  e  per affermare che la “militarizzazione” negli ospedali non è la migliore risposta al disagio sociale.

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