In qualità di ex presidente della Fondazione Teatri delle Dolomiti, ho sempre messo al centro il coinvolgimento dei giovani nella vita culturale della nostra provincia. Il progetto “Culture Link”, da me ideato, ne è la dimostrazione concreta. Eppure, i dati raccolti dalla Consulta provinciale degli studenti, dalle scuole in rete e dal Ser.D dell’Ulss Dolomiti evidenziano una realtà preoccupante: i giovani bellunesi sono sempre più privi di stimoli culturali e di spazi dove esprimersi. Nonostante le richieste e le segnalazioni, la politica locale sembra non reagire.
La situazione è paradossale. Non si comprende come, in un territorio con spazi pubblici in gran parte sottoutilizzati, come il Palazzo Bembo o l’ex Chiesa dei Gesuiti, non venga concessa alcuna possibilità di utilizzo ai giovani. La chiusura del Palazzo Crepadona nel fine settimana, che sarebbe l’unico spazio idoneo per attività culturali giovanili, è un altro esempio di come non vengano valorizzate le risorse a disposizione. Non solo, ma le tariffe elevate per l’affitto del teatro “D. Buzzati” rendono quasi impossibile per i giovani l’accesso alla cultura, mentre i “soliti noti” e mi riferisco ai residenti continuano a beneficiare di agevolazioni ingiustificate.
Questa mancanza di attenzione ai giovani e alle loro esigenze culturali non fa che aumentare il loro senso di isolamento. In un contesto come quello bellunese, caratterizzato dalla bassa densità abitativa e dalla presenza di piccoli comuni, la necessità di spazi di aggregazione è urgente. I giovani sono costretti a spostarsi, a volte lontano dalle loro vallate, per incontrarsi e socializzare. Per invertire questa tendenza, è essenziale ripensare alle politiche culturali locali e mettere i giovani al centro. Spazi pubblici come il Palazzo Crepadona, l’ex Chiesa dei Gesuiti e altri luoghi inutilizzati, potrebbero diventare centri di aggregazione culturale, dove i ragazzi possano esprimersi liberamente e costruire la loro identità. Solo così, in un ambiente stimolante e sicuro, si potranno affrontare le sfide dell’adolescenza, permettendo ai giovani di crescere, socializzare e sviluppare le loro capacità.
La politica culturale locale deve rispondere ai reali bisogni dei giovani, evitando che continuino a vivere in un isolamento doloroso. Se davvero vogliamo un futuro più ricco e vivace, dobbiamo partire da loro, mettendo in campo iniziative concrete per migliorare il loro benessere e la loro partecipazione alla vita culturale del nostro territorio.
Prof. Massimo Ferigutti
Docente, formatore, regista