Nel luglio del 1900, il caso di tentata estorsione a carico del capitano dei carabinieri, cavalier Valentino Emotti, cattura l’attenzione delle città di Belluno, Feltre, Treviso e Trento. La vicenda arriva fino a Milano, dove il Corriere della Sera, sotto la direzione di Luigi Albertini, invia un suo giornalista che si firma AGB, probabilmente Athos Gastone Banti, per raccontare l’intricata storia.
Una intricata questione familiare
La storia inizia nella notte tra il 7 e l’8 maggio del 1848, quando un neonato, avvolto in fasce che denunciano le sue origini borghesi, viene abbandonato all’ospedale dei trovatelli di Feltre. Battezzato Valentino Emotti, cresce sotto la protezione di influenti personalità che ne curano l’istruzione. Scopre in seguito di essere figlio dell’imprenditore trentino Antonio Caneppele, nato da una relazione con Caterina Giongo, cognata del Caneppele che era rimasto vedovo. Le leggi dell’epoca impedirono il matrimonio tra i due, lasciando Valentino in una posizione di trovatello.
Rapporti familiari complessi
Nel tempo, i rapporti tra Emotti e il padre si deteriorano. Nel 1869, Valentino firma una rinuncia a qualsiasi pretesa sull’eredità paterna, ma i dissapori proseguono. Dopo la morte di Caneppele nel 1898, Emotti minaccia i coniugi Rostirolla, eredi legittimi, di pubblicare un romanzo diffamatorio se non otterrà la sua parte di eredità. I Rostirolla rispondono con una denuncia per estorsione.
Il processo e il verdetto
Il processo si apre il 7 luglio 1900 al Tribunale di Belluno. Il clima è teso e privo di nobili passioni, mentre gli avvocati si scontrano su questioni legali complesse. Il 16 luglio, Emotti viene condannato a un anno e 8 mesi di reclusione. Tuttavia, il 5 dicembre 1900, la Corte d’Appello di Venezia ribalta la sentenza, assolvendo Emotti per inesistenza di reato e condannando la parte civile al pagamento delle spese processuali.
La vicenda si conclude con una vittoria legale per Emotti, ma lascia un’ombra sulle intricate dinamiche familiari e le contese ereditare che hanno animato il tribunale.