E’ in vigore il Decreto del 13 giugno 2023 con il quale il Governo ha adottato il Piano straordinario per la gestione e contenimento della fauna selvatica, in attuazione alle recenti modifiche alla legge 157/92 (art. 19-ter).
Il piano, consente alle Regioni e alle Province autonome di approvare piani di abbattimento di qualsiasi specie di fauna selvatica ritenuta arbitrariamente “pericolosa”, senza motivo e senza criteri scientifici – anche quelle in regime di protezione assoluta – anche nelle aree naturali protette e nelle zone urbane, in qualsiasi periodo dell’anno con qualsiasi mezzo, anche quelli finora vietati. Tra questi armi di precisione con ogni tipo di calibro, visori notturni, termocamere, infrarossi, utili a scovare gli animali in ogni dove e silenziatori, tanto cari ai bracconieri.
Prima hanno stravolto una parte fondamentale della legge quadro nazionale, introducendo nella 157 del ’92 quell’articolo 19 ter che ha spalancato la possibilità di cacciare nelle aree protette, poi hanno fatto il passo successivo che regala ai cacciatori la possibilità di sparare tutto l’anno, trasformando la fauna selvatica in una dispensa grazie alla quale «recuperare le spese» rivendendo la carne degli animali abbattuti. Nel punto 3.1.13 è prevista la commercializzazione su vasta scala della carne della fauna selvatica.
E per facilitare le cose, nel nuovo orrore giuridico rappresentato dal Decreto del 13 giugno 2023 che adotta il «Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica», il Governo ha previsto la possibilità di usare reti e gabbie, di sparare con ottiche termiche usando proiettili di qualsiasi calibro e persino di andare a caccia della selvaggina «in esubero» usando archi, falchi e richiami vivi della specie oggetto di attenzione.
Ora ad ammazzare non ci saranno solo operatori del settore pubblico, ma cacciatori e società private.
La follia è già entrata in vigore, pronta a sparpagliare sparatori, arcieri e trappolatori in ogni angolo del territorio per tutto l’anno, con la scusa di tenere sotto controllo popolazioni animali come quella del cinghiale – la famosa emergenza creata ad arte nel tempo e costantemente foraggiata dagli stessi cacciatori – ma anche specie particolarmente protette come il lupo, naturalmente derogando a leggi e direttive che per questo Governo sono solo carta straccia dannosa per il consenso elettorale.
Alla luce di questa follia totale, le probabilità di incidenti venatori aumenteranno in misura esponenziale: verranno sottoposti al rischio di un proiettile vagante anche gli abitanti delle città, oltre che naturalmente gli escursionisti in movimento in aree fino a oggi precluse alla caccia. In pratica, saranno semplicemente le richieste di «sicurezza» provenienti da amministratori locali o regionali desiderosi solo di compiacere la componente più estremista del proprio elettorato, a determinare cosa far fuori, come e quando.
Una scelta di deregulation alla quale le associazioni venatorie lavorano da decenni, nel tentativo ora riuscito di cancellare il principio secondo cui la fauna selvatica è un bene indisponibile dello Stato per reintrodurre quello del libero saccheggio. E un segnale atteso ovviamente dai bracconieri, ora davvero liberi di agire con la copertura di una libertà d’azione sulla quale nessuno vigilerà.