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lunedì, Ottobre 2, 2023
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Accoglienza migranti a Pieve di Cadore. Le perplessità e le preoccupazioni della sindaca Manushi che chiede un tavolo al prefetto

Sindi Manushi – sindaca di Pieve di Cadore

Lunedì 5 giugno sono stata convocata dal Prefetto, il quale mi ha informata di avere avviato con il mio predecessore, il sindaco Giuseppe Casagrande, un iter per l’apertura di un centro di accoglienza straordinaria (c.d. CAS) nel Comune di Pieve di Cadore. Di questo iter, prima di lunedì, non ho avuto notizia per vie formali.

Ho quindi subito chiesto un colloquio con la cooperativa padovana che andrebbe a gestire il CAS e, lo scorso mercoledì, ho ricevuto in Comune due esponenti della medesima cooperativa, i quali mi hanno riferito che – nonostante l’impellenza di avviare quanto prima il CAS – l’edificio a tal fine individuato e la struttura organizzativa della cooperativa non sono ad oggi del tutto pronti per l’accoglienza.

L’indomani, giovedì 8 giugno, io e gli altri sindaci della Provincia siamo stati convocati dal Prefetto proprio per un confronto sulla questione migranti; in quella occasione, ho preso la parola per esprimere al Prefetto tutte le mie perplessità e la mia preoccupazione in merito all’operazione del CAS. Vero che ad un sindaco non è richiesto per legge di concedere o meno il nulla osta a questo tipo di attività ma, ciononostante, ritengo che il coinvolgimento e la collaborazione dell’amministrazione comunale, quale migliore conoscitrice del proprio territorio, siano d’obbligo in questo frangente.

Ho pertanto chiesto al Prefetto garanzie circa la corretta gestione del flusso di migranti che eventualmente giungerebbero a Pieve: in primis sul numero degli stessi migranti (che dovrà necessariamente essere proporzionale al numero di abitanti di Pieve e all’estensione del territorio comunale), sulla gradualità degli arrivi e sulle condizioni di vita e di integrazione delle persone accolte, alle quali dovrebbero essere garantite – tra le altre – cure sanitarie, corsi di lingua e una vera e proprie mediazione culturale, nonché la possibilità di lavorare e avere una dignità propria.

Per sua storia e cultura, Pieve non è mai stato un Comune respingente ma – al contrario – si è sempre dimostrata accogliente nei confronti del diverso e del prossimo; ciononostante, l’accoglienza e l’integrazione sono processi delicati, che non andrebbero improvvisati bensì effettuati con criterio e massima organizzazione da parte delle autorità. Ciò anche per evitare problemi di ordine pubblico e consentire una convivenza pacifica e proficua tra soggetti immigrati e popolazione del territorio, che dovrà essere tempestivamente messa al corrente della portata e dei contorni di questa operazione.

A tale riguardo, ho chiesto e ottenuto dal Prefetto un tavolo a strettissimo giro, insieme alla cooperativa coinvolta e alla diocesi, per conoscere nel dettaglio come intendano procedere in questo piano di accoglienza, sul quale vigilerò proattivamente e in modo solerte, a tutela degli equilibri e del benessere della comunità che rappresento.

La Sindaca di Pieve di Cadore

avv. Sindi Manushi

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