Belluno, 26 maggio 2023 – Il sole splende nella centralissima piazza dei Martiri di Belluno dove stamane ha riaperto lo storico Caffè Manin. La chiusura dello snodo de La Cerva per il passaggio della 19ma tappa del Giro d’Italia, ha probabilmente dissuaso l’afflusso in centro, dove comunque hanno confluito gli affezionati e gli irriducibili del Liston.
Il locale si presenta completamente rinnovato, pur essendo vincolato all’architettura originaria. La scala a chiocciola è sempre lì, ora luccicante tra un contrasto di colori che inneggiano alla modernità. Non disperino i nostalgici del vecchio Manin, mossi perlopiù dai ricordi dei loro vent’anni, giacché gli antichi arredi erano stati già da tempo rimossi e nulla c’era più da salvare.
Al Manin sono passate intere generazioni di Bellunesi. Del locale vi sono testimonianze documentali a partire dall’inizio dell’800, censito come “Bottega del caffettiere Guarnieri”. Nel 1842 la rivista veneziana Il Gondoliere scriveva dell’allora Caffè Scopici, come il Pedrocchi di Belluno. Nel 1866 con l’unità d’Italia diventa Il Nazionale, per diventare definitivamente Caffè Manin in omaggio al patriota Daniele Manin. Nel 1882 c’è una prima ristrutturazione dell’immobile seguita dieci anni dopo da un’altra ristrutturazione con ampliamenti probabilmente sovradimensionati per l’epoca. Tant’è che il Bazolle scrisse che “Il caffè non è proporzionato alle abitudini e alle risorse di Belluno”. Scrive Giovanni Larese in un suo saggio che “Il vecchio Manin si presentava come un edificio a due piani con un elegante portico a colonne e cinque archi, preceduto da una profonda tettoia in ferro di stile liberty”. Pare che la tettoia dismessa si trovi all’interno di villa Clizia a Mussoi. Il Manin è sempre stato il simbolo della borghesia bellunese, fin dalla metà dell’800, ed è citato nella Guida del 1887 di Ottone Brentari come “Il caffè principale della città”. Il quindicinale umoristico di Belluno La Bolletta lo descrive come luogo dove “Si parla di tutto, si parla di tutti”. Durante il periodo di occupazione della Prima guerra mondiale, divenne ritrovo esclusivo degli ufficiali austro-ungarici, con personale di lingua tedesca.
Negli anni ’60 la scala a chiocciola che oggi serve i servizi igienici, portava anche alle stanze ad est nel fabbricato oggi dell’Automobile Club di Belluno e all’epoca utilizzati dal Circolo Manin per ricevimenti e sale da gioco. Negli ultimi decenni varie gestioni si sono alternate con alcuni maquillage degli interni. Fino ad arrivare ad oggi con la completa ristrutturazione degli interni. E il previsto recupero della sala nel seminterrato.
Per saperne di più: “Piazza dei Martiri-Campedel” di Ivano Alfarè, Stefano De Vecchi e Ferruccio Vendramini, edito nel 1993 per iniziativa del Comune e dell’Isbrec. Con all’interno il saggio di Giovanni Larese “Cent’anni di botteghe”. E “Turismo e tempo libero in una città alpina” di Ferruccio Vendramini, edito nel 2000 per la Comunità montana Bellunese.