C’è una certa preoccupazione a Cortina d’Ampezzo per le dimissioni annunciate del dirigente dell’area tecnica architetto Carlo Breda.
“Il Comune, già in ritardo su tutte le Opere Pubbliche e sul rilascio delle autorizzazioni alberghiere, ora rischia la paralisi – sottolineano i Gruppi di minoranza Sistema Cortina,
Cortina Bene Comune, e Cortina Nostra” che hanno presentato una interrogazione, per conoscere i motivi che hanno indotto il dirigente dell’area tecnica a lasciare l’incarico.
C’è inoltre il problema di come rimpiazzare il posto lasciato vacante dall’architetto poiché, considerato che il CCNL (contratto collettivo nazionale del lavoro) prevede il diritto alla
conservazione del posto di lavoro nella ipotesi di assunzione in un altro ente,
limitatamente al periodo di prova, e che pertanto rimarrà bloccato il posto di lavoro della dirigenza del settore tecnico per ulteriori mesi 6, ossia fino a febbraio 2024.
Inoltre, il Comune di Cortina d’Ampezzo ha già raggiunto i limiti previsti dalla legge nella spesa per il personale, pertanto non sono consentite ulteriori assunzioni.
Un ruolo chiave, insomma, del settore tecnico che coinvolge i settori di Urbanistica, Edilizia, Lavori Pubblici, Attività produttive, Patrimonio, Viabilità e parcheggi, Gestione dei rifiuti, Trasporto pubblico.
A tal proposito, sia l’ex consigliere di minoranza Giorgio Da Rin, oggi assessore ai Lavori pubblici, che l’ex sindaco Gianpietro Ghedina chiedevano il mantenimento, anche dopo il termine naturale del mandato della passata amministrazione, dell’architetto Breda, definito testualmente: “figura senza la quale si andrebbe a pregiudicare l’esito della programmazione di tutte le opere del paese e più specificamente dell’evento olimpico” nonché “persona di grande fiducia, imparzialità e capacità tecnica e professionale”.
Tutto ciò premesso, i Gruppi di opposizione chiedono al sindaco quali siano le motivazioni che hanno spinto l’architetto Carlo Breda a dimettersi. Quali sono le scelte immediate e future che intende intraprendere, onde scongiurare il rischio di una effettiva “vacatio” di almeno 9 mesi del posto di lavoro della dirigenza di un settore fondamentale per il paese, con conseguente gravissimo danno a tutte le Opere Pubbliche e al comparto privato.