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Rifondazione comunista per un 1° maggio di lotta per la pace, il lavoro, contro la guerra

Il governo Meloni prosegue le politiche neoliberiste che scaricano i costi della crisi prodotta dalla guerra e dalle sanzioni sulle classi lavoratrici e i ceti popolari.

Lo sostiene Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea.

Col documento di economia e finanza varato – prosegue la nota di Rifondazione comunista – si prevede una brutale stretta fiscale di circa 70 miliardi e a regime un avanzo primario di 45 miliardi. I finti sovranisti nostrani sono allineati agli ordini dei falchi europei e rilanciano la fallimentare politica dell’austerità che come in passato colpirà duramente i ceti popolari, peggiorerà la situazione economica del paese aumentando ancora di più il divario dell’Italia dal resto d’Europa e del sud dal nord del nostro paese.

Vedremo riduzioni reali alla spesa per la scuola, la sanità, i servizi, tagli pesanti ai fondi per i contratti dei pubblici dipendenti, per i salari e per il sostegno alle famiglie contro il carovita; in soffitta la tanto decantata promessa di cancellare la Fornero
Con un’arroganza e una demagogia senza limiti Il governo postfascista si riunisce il primo maggio per sancire la cancellazione del reddito di cittadinanza, ampliare la platea della manodopera precaria a basso costo attraverso l’estensione del ricorso ai contratti a tempo determinato, ridurre demagogicamente il cuneo fiscale proprio mentre coi tagli alla spesa verranno colpiti pesantemente occupazione e salario indiretto.

Tutto ciò mentre continuano ad aumentare le spese militari a sostegno delle spinte guerrafondaie della Nato, si riducono le tasse agli autonomi e alle rendite, non si tassano gli extraprofitti e le grandi ricchezze, si favorisce l’evasione fiscale.

L’unica strada possibile per contrastare le politiche neoliberiste del governo è l’unità del mondo del lavoro e sindacale per costruire una nuova grande stagione di lotte indispensabile per rivendicare aumenti generalizzati dei salari e delle pensioni; la reintroduzione della scala mobile per il recupero automatico dell’inflazione; un salario minimo legale di dieci euro all’ora indicizzato all’inflazione; più risorse per la sanità e la scuola pubbliche; l’abolizione di tutte le leggi che producono precarietà; la salvaguardia e l’estensione del reddito di cittadinanza.

Non si ripeta lo stantio refrain che i soldi non ci sono – conclude Antonello Patta -. Si può fare con: un fisco realmente progressivo da realizzare anche attraverso l’eliminazione di tutte le tasse piatte; la tassazione delle grandi ricchezze e una vera lotta all’evasione fiscale; la riduzione drastica delle spese militari; lo stop all’invio di armi in Ucraina per una politica di pace.

 

 

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