La fusione tra Bim Gsp e Bim Belluno Infrastrutture, con incorporazione di quest’ultima, pare cosa ormai certa, questo almeno quello che si evince dalle cronache degli ultimi giorni.
Secondo Andrea De Bortoli, coordinatore del Terzo polo bellunese ci sono però alcuni aspetti che meritano di essere approfonditi: “Partiamo dal fatto che si è deciso di approvare, per quanto in via preliminare, un’aggregazione societaria sulla base di un documento che raccoglie per ora tante buone intenzioni. Mi preme la rassicurazione secondo cui un piano industriale verrà presentato solo nei prossimi mesi, perché non avrebbe avuto senso prepararlo prima. Ma allora è lecito chiedersi: sulla base di quali razionali si è chiesto un voto di indirizzo agli amministratori, che rappresentano gli interessi di migliaia di cittadini bellunesi?
Un piano industriale avrebbe permesso già oggi di dare risposte certe ad alcune fondamentali questioni:
· Si vuole veramente costituire una multiutility che gestisca anche i rifiuti? Non sarebbe utile per trasparenza definire subito gli ambiti di intervento della nuova società?
· Si paventa la possibilità di gestire nel 2029 le concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche. Può valere la pena essere della partita, in cordata, ma si è già analizzato l’impatto che avrà la siccità sulle nostre riserve d’acqua nei prossimi anni per fare delle stime corrette?
· Nei prossimi anni la società sarà impegnata, ancor più di oggi, in un’importante opera di ammodernamento delle reti idriche, ma a quanto è dato sapere vi è una carenza strutturale di organico, esiste un piano di assunzioni?
· Sono già diverse le ipotesi circa la destinazione dei circa 40 milioni derivanti dalla vendita della rete del gas, ma esiste un indirizzo su come destinarli e generare il maggior impatto possibile?
· La costruzione di una sede di proprietà è prioritaria in questo momento? Cosa spinge ora, in cui vi sarà anche una fuoriuscita di personale, la direzione a voler sostenere questo importante investimento economico?
Un tema fondamentale è poi quello della governance. Si è detto che una società ben capitalizzata potrà muoversi sul mercato, soprattutto quello del credito, in maniera agevole ed autorevole. Credo non basti. Oggi le organizzazioni che ottengono le migliori performance e sanno affrontare meglio le incertezze sono quelle che si dotano di un’efficace corporate governance, in altre parole quel sistema di regole che garantisce processi decisionali e controlli appropriati, in modo che gli interessi di tutti gli stakeholder – soci, dipendenti, fornitori, clienti e comunità – siano garantiti e tra loro equilibrati. Un modello dove vi siano dei meccanismi di prevenzione dei rischi e in cui i poteri siano più bilanciati e separati. Con queste premesse, oltre ad individuare la più corretta composizione del CdA, riteniamo imprescindibile che la figura che darà piena attuazione al piano industriale della nuova società debba essere individuata con un concorso pubblico.
Intendiamoci, riteniamo che la fusione prospettata possa avere senso – forse è l’unica strada percorribile – ma poniamo una questione di metodo. Fino a quando non ci saranno rassicurazioni in tal senso, qualsiasi linea di indirizzo approvata apparirà nulla più che un mero atto di fede.