Feltre, venerdì 31 marzo alle 20:30 palazzo Bianco (via Lingont 7), sala Confindustria: Libriamoci, rassegna d’incontri con l’autore organizzata dal Cai di Feltre incontra Antonella Giacomini, viaggiatrice estrema con la sua opera prima Volevo vedere la tundra (ed. Ideamontagna)
Non sarà la semplice presentazione di un libro, ma un vero è proprio spettacolo quello che Antonella Giacomini, autrice di “Volevo vedere la tundra”, ha voluto ideare, sotto la regia di Cristina Possiedi, per il pubblico di “Libriamoci”, la nuova rassegna voluta dal Cai di Feltre e che ospita autori provenienti dal mondo associativo alpino. Venerdì 31 marzo, alle 20:30 nella sala di Confindustria a Palazzo Bianco (via Lingot 7), non mancherà la proiezione dell’avvincente film “Rose Selvagge”, cronaca cruda e severa della prima spedizione femminile che tentò la traversata dello Hielo Patagonico Sur in totale autonomia, ma la novità sarà la lettura scenica di Silvana Vignaga accompagnata dalla fisarmonica di Gilberto Meneghin che permetterà ai presenti di viaggiare tra le righe di quest’opera prima e offrirà a Cristina Possiedi gli spunti per condurre la serata.
Una bambina sogna ad occhi aperti avventure incredibili nei luoghi più remoti della terra, ma è un libro, Pastori di renne, che consacra definitivamente la sua curiosità per gli ambienti più ostili del profondo Nord e Sud e la spinge, da adulta, a cimentarsi in viaggi ed esperienze a volte al limite della sopravvivenza. Questo l’incipit del percorso esplorativo che Antonella Giacomini segue da oltre trent’anni e che trova forma narrativa in Volevo vedere la tundra, quattordici racconti che –come scrive nella prefazione Silvia Metzeltin- trasmettono la freschezza autentica di come si vivono davvero le situazioni inaspettate e incresciose, senza caricarne la drammaticità con eroismi, ma neppure minimizzandola, né addolcendone il ricordo, bensì lasciando emergere, con vena discorsiva non priva di umorismo, anche gli aspetti positivi di quel bisogno intimo dell’andare ad infilarsi in simili scelte, non foriere solo di rischi ma anche di conflitti esistenziali.
Antonella Giacomini è moglie del noto alpinista Manrico Dell’Agnola ed è lui che all’inizio l’ha avviata ai grandi viaggi arrampicatori, ma ben presto il richiamo alla Natura selvaggia che sognava da bambina è tornato prepotente cambiando gli orizzonti dell’autrice, che sono diventati per lo più di neve e di ghiaccio. Dalla Groenlandia alla Patagonia, senza disdegnare la sosta in qualche paese più caldo, ma sempre lasciandosi ammaliare dalla bellezza selvaggia di una Natura che mette a nudo debolezze, forze personali, ma soprattutto l’intrinseca fragilità del genere umano.
Si pensa –spiega Antonella- che chi scrive un libro lo faccia per gli altri, perché qualcuno lo legga; indubbiamente c’è anche questo motivo, comunque io credo che uno “scrittore”, almeno agli inizi della sua carriera -se mai diventerà una carriera- scriva in primis per se stesso. Ho scritto migliaia di pagine nella mia vita, una valigia piena zeppa di diari di viaggio, ma da tempo sentivo il bisogno di provare a rimettere ordine nelle avventure meravigliose che ho vissuto e soprattutto -con il favore del tempo- fare chiarezza dentro di me trovando il coraggio di confessare le paure provate, le sofferenze subite e capire quanto tutto ciò abbia inciso in quello che oggi sono, e sono stata, e quanto ne sia valsa la pena.
Volevo vedere la tundra (ed. IDEAMONTAGNA 288 pag, 23 euro) non è quindi una biografia, ma il frutto di una scrittura quasi catartica, dell’atto di trasferire sulla carta emozioni ed esperienze al fine anche di dar loro permanenza attraverso la condivisione con gli altri.