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Sindacati SMI e SNAMI medici di medicina generale: da lunedì proclamato lo stato di agitazione

“Abbiamo deciso di proclamare stato di agitazione dei medici di medicina generale a causa del fatto che non sono state recepite le normative, previste dall’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) vigente sul processo di programmazione dell’assistenza sanitaria regionale”.

Così Liliana Lora, Segretario Regionale SMI e Salvatore Cauchi Segretario Regionale SNAMI del Veneto rendono pubblica la lettera inviata al Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, all’Assessore alla Sanità della Regione Veneto Manuela Lanzarin, alle prefetture delle provincie venete e alla commissione di garanzia per l’attuazione legge sullo sciopero servizi pubblici essenziali.

“Nello specifico non è stata mai convocata la delegazione trattante, con sforamento dei termini previsti dall’ACN vigente, sia per la convocazione del nuovo Comitato Regionale, sede delle discussioni istituzionali, per il quale sono stati inviati i nominativi di parte sindacale già nel Giugno us, sia per la presentazione alle organizzazioni sindacali dell’atto programmatorio regionale, che è un atto preliminare all’Accordo Integrativo Regionale; tali richieste, fu già sottoposte alla parte pubblica 20 giugno 2022. Tutto questo alla luce del fatto che non si tiene alcun conto dei continui segnali di allarme sollevati dai professionisti del settore, fiaccati dalla mancata gestione delle carenze di personale, ormai croniche, ed esasperati dall’enorme carico burocratico che compromette l’attività professionale ed il rapporto medico-paziente, core del ruolo del medico di famiglia”.

“Riteniamo che la gestione della sanità, nella nostra regione è ancora e sempre di fase emergenziale, con soluzioni di breve portata, provocando iniziative aziendali a volte non rispettose del mandato d’incarico dei professionisti e consentendo derive di privatizzazione incontrollate. Non è stato a tutt’oggi convocato, infatti, neppure il già concordato tavolo regionale per la definizione delle specifiche tecniche dell’informatizzazione, che faciliterebbe i medici di medicina generale e farebbe dialogare ospedali e territorio, così da efficientare le prese in carico, specie dei pazienti più fragili”.

“A tutto questo si aggiunge che non vi è stato nessun rinforzo degli organici ospedalieri, del numero dei posti letto, dei Dipartimenti di assistenza territoriale, dei SISP, già sottodimensionati in periodo pre Covid, con conseguente aggravio per l’attività della medicina generale. Non viene riconosciuta, inoltre, l’attività svolta dai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta nella gestione dei pazienti sul territorio e nella moltiplicazione di inappropriati carichi di lavorativi. Persiste invece un atteggiamento costantemente impositivo, di controllo, di natura inquisitoria”.

“Non sono state messe in sicurezza le sedi di continuità assistenziale, attuando invece soluzioni approssimative di accorpamenti ed accentramento in ambienti satelliti agli ospedali, non rispettando il mandato di prossimità all’utenza, previsto per la CA, facendo mancare ai cittadini un LEA definito a livello nazionale. In questo modo non si rispetta il mandato della continuità assistenziale, distraendone le forze professionali, indispensabili e sottopagate, assegnandole incarichi di attuazione di codici bianchi di Pronto Soccorso, con pagamento di ticket da parte dei cittadini”.

“Le nostre richieste alla parte pubblica partano dalla convocazione, entro e non oltre 10 giorni, del nuovo Comitato Regionale, per la presentazione e l’inizio delle trattative con le organizzazioni sindacali, per la stesura dell’Atto Programmatorio Regionale, preliminare all’AIR. Reputiamo necessario ricevere il documento, sul quale si intende discutere, almeno 10 giorni prima della data dell’incontro, così da poter fornire delle osservazioni ponderate e competenti, accelerando la progressione dei lavori. Chiediamo semplificazione ed automatizzazione delle procedure e dei percorsi con sgravio della parte burocratica che sta soffocando la professione con conseguente abbandono anticipato di numerosi medici, migrazione all’estero e viraggio di giovani colleghi ad altre branche. Auspichiamo, infine, il recepimento da parte della Scuola di Formazione dell’abolizione delle incompatibilità, con riconoscimento delle ore come formative, per i colleghi in corso di formazione in medicina generale, così da renderli inseribili nei percorsi professionali con maggiori carenze, senza penalizzazioni”.

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