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Messa in vendita dei quotidiani del Gruppo Gedi. La preoccupazione di Assostampa Belluno. Solidarietà dal presidente Padrin

Assostampa Belluno esprime preoccupazione per le voci ormai sempre più concrete della messa in vendita dei quotidiani del gruppo Gedi, che coinvolge anche il Corriere delle Alpi e i giornali veneti Tribuna di Treviso, Mattino di Padova e Nuova Venezia, ed è al fianco delle giornaliste e dei giornalisti che ogni giorno, con professionalità e impegno, garantiscono un’informazione attenta e capillare sul territorio.

L’informazione libera e il pluralismo sono un bene sensibile ed essenziale alla democrazia, e la decisione dell’azienda rappresenta una grave mancanza di rispetto nei confronti delle giornaliste, dei giornalisti e dei lettori. L’operazione rischia di indebolire il panorama informativo della provincia di Belluno e del Veneto: in gioco ci sono non solo (ed è già gravissimo) i posti di lavoro dei colleghi, ma la voce e l’identità di un intero territorio, che merita e ha tutto il diritto di essere ancora raccontato con professionalità e impegno.

Roberto Padrin, presidente della Provincia

Sulla questione interviene anche il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin dicendo che «Non possiamo correre il rischio di perdere pezzi di informazione. Ne va della qualità del sistema democratico». Del Gruppo Gedi fa parte anche la testata bellunese “Corriere delle Alpi”,  in mobilitazione dopo le voci di cessioni imminenti non smentite dalla proprietà.

«I quotidiani locali rappresentano un presidio imprescindibile di informazione – prosegue Padrin – E l’informazione è la base della democrazia e della libertà. Conosco la serietà e la professionalità del lavoro dei giornalisti e degli operatori del Corriere delle Alpi e di altre testate Gedi del Veneto. Sono le antenne di un territorio vivo e vitale, fiammelle di luce che ci aiutano a leggere la quotidianità raccogliendo fatti e raccontandoli. Esprimo loro solidarietà e mi unisco alle voci già alzatesi a tutela di questi giornali: non si tratta solo di difendere posti di lavoro, ma presidi democratici, da un rischio, quello della chiusura, che non può essere scongiurato neppure con i rumors secondo cui diverse testate sarebbero in procinto di passare sotto un’altra proprietà. Perché in editoria la dimensione conta e solo un’azienda con le spalle larghe può assorbire i colpi e mettere in atto sinergie ed economie di scala, funzionali non solo ai bilanci delle società ma anche all’attività giornalistica e al dovere di cronaca dei giornalisti e al diritto all’informazione dei cittadini».

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