Martedì 3 gennaio alle 20:30 al Centro Congressi le Torri in Nevegal Belluno, Gli amici del Nevegal festeggiano i cinquant’anni con Antonella Giacomini, viaggiatrice estrema e la sua opera prima “Volevo vedere la tundra” (Ideamontagna Editore).
Appuntamento da non perdere sul Colle, terrazzo sulle Dolomiti, quello con la zumellese Antonella Giacomini, che dopo un ricco calendario di presentazioni in Nord Italia, in occasione degli appuntamenti natalizi, torna a Belluno, sull’Alpe del Nevegal per presentare il suo libro “Volevo vedere la tundra”. La serata, che vede il patrocinio del Comune di Belluno e dell’AICS, è organizzata dall’Associazione Amici del Nevegal, che festeggia i cinquant’anni dalla fondazione, e si svolgerà nel Centro Congressi Le Torri.
Dopo aver accompagnato i presenti nelle terre estreme della Patagonia, con la proiezione del film “Rose Selvagge”, che narra la spedizione femminile allo Hielo Continental Sur, Antonella sarà affiancata nel raccontare le sue esperienze, tra le quali anche il recente ritorno in Patagonia, da Federico Bez.
Si pensa – spiega Antonella – che chi scrive un libro lo faccia per gli altri, perché qualcuno lo legga; indubbiamente c’è anche questo motivo, comunque io credo che uno “scrittore”, almeno agli inizi della sua carriera – se mai diventerà una carriera – scriva in primis per se stesso. Ho scritto migliaia di pagine nella mia vita, una valigia piena zeppa di diari di viaggio, ma da tempo sentivo il bisogno di provare a rimettere ordine nelle avventure meravigliose che ho vissuto e soprattutto – con il favore del tempo – fare chiarezza dentro di me trovando il coraggio di confessare le paure provate, le sofferenze subite e capire quanto tutto ciò abbia inciso in quello che oggi sono, e sono stata, e quanto ne sia valsa la pena.
Antonella Giacomini è moglie del noto alpinista Manrico Dell’Agnola, che sarà presente in sala, ed è lui che all’inizio l’ha avviata ai grandi viaggi arrampicatori, ma ben presto il richiamo alla Natura selvaggia che sognava da bambina è tornato prepotente cambiando gli orizzonti dell’autrice, che sono diventati per lo più di neve e di ghiaccio. Dalla Groenlandia alla Patagonia, senza disdegnare la sosta in qualche paese più caldo, ma sempre lasciandosi ammaliare dalla bellezza selvaggia di una Natura che mette a nudo debolezze, forze personali, ma soprattutto l’intrinseca fragilità del genere umano.
Volevo vedere la tundra (ed. Ideamontagna 288 pag, 23 euro) non è quindi una biografia, ma il frutto di una scrittura quasi catartica, dell’atto di trasferire sulla carta emozioni ed esperienze al fine anche di dar loro permanenza attraverso la condivisione con gli altri.
Sinossi
Una bambina sogna ad occhi aperti avventure incredibili nei luoghi più remoti della terra, ma è un libro, Pastori di renne, che consacra definitivamente la sua curiosità per gli ambienti più ostili del profondo Nord e Sud e la spinge, da adulta, a cimentarsi in viaggi ed esperienze a volte al limite della sopravvivenza. Questo l’incipit del percorso esplorativo che Antonella Giacomini segue da oltre trent’anni e che trova forma narrativa in Volevo vedere la tundra, quattordici racconti che – come scrive nella prefazione Silvia Metzeltin – trasmettono la freschezza autentica di come si vivono davvero le situazioni inaspettate e incresciose, senza caricarne la drammaticità con eroismi, ma neppure minimizzandola, né addolcendone il ricordo, bensì lasciando emergere, con vena discorsiva non priva di umorismo, anche gli aspetti positivi di quel bisogno intimo dell’andare ad infilarsi in simili scelte, non foriere solo di rischi ma anche di conflitti esistenziali.