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Fusione Embraco-Acc. Il governo fa un passo indietro sul progetto Italcomp. Benvegnù e Fiorot: “Dalla Regione ancora chiacchiere e nessun atto concreto”

Paolo Benvegnù
Moira Fiorot

Oggi, nella Conference call con il ministro Giorgetti, presenti Zaia e il presidente del Piemonte Cirio, il ministro dello Sviluppo economico ha annunciato il disimpegno del governo dal progetto ItalComp che prevedeva il sostegno dello stato alla fusione di Embraco con Acc.

Con questa decisione muore una possibile operazione di politica industriale sensata, fondata anche dal punto di vista del mercato, in un quadro di necessaria contrazione delle filiere della componentistica.

Lo sostengono Paolo Benvegnù, segretario regionale Rifondazione Comunista Veneto e Moira Fiorot, segretaria provinciale Rifondazione Comunista Belluno.

Il presidente della regione Veneto non ha reagito a questa decisione. É evidente che il suo unico interesse relativo alla provincia di Belluno è quello per le Olimpiadi invernali del 2026.
Ora, le lavoratrici e i lavoratori di Embraco non hanno alcuna prospettiva di riprendere il lavoro e per quelli di Acc, dopo il “no” degli istituti bancari, nonostante la strenua battaglia per mantenere le commesse, continuare l’attività produttiva e conservare il posto di lavoro, saranno costretti a sperare che sia qualche ditta o finanziaria straniere a interessarsi della loro azienda.

I segnali sono chiari. Parlano di quelle che saranno le politiche del governo Draghi nella gestione dei fondi europei, che andranno ai settori dell’industria considerati strategici dalla governance europea. Come quello militare, per esempio, a cui sono stati destinati 17 miliardi di euro con il voto di tutti i partiti, FdI compreso.

Zaia, rimanendo zitto, si è espresso chiaramente.

Il piano di ripresa per il Veneto parla il linguaggio di sempre: quello che ci ha portato ai vertici europei per inquinamento e consumo di suolo, per avvelenamento delle acque dell’aria e del suolo. Quello legato agli interessi economici prevalenti, in una economia fondata sui bassi salari e la precarietà di cui la monocultura turistica in alcune aree è la plastica rappresentazione.
Gli insegnamenti recenti evidentemente non sono bastati – concludono i due esponenti di Rifondazione Comunista -. Al presidente del Veneto nel bellunese non interessano le crisi aziendali e la loro soluzione, interessano solo le Olimpiadi Invernali del 2026 e la tutela degli affari che vi giostra intorno.
Non resta che la strada della mobilitazione e della lotta di un territorio che deve rifiutare la marginalità.

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