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Fu Crispi a lanciare la terza bomba contro Napoleone III°, oppure l’inglese Ogger?

Francesco Crispi

Le rivelazioni del conte Carlo de Rudio sull’attentato all’imperatore Napoleone III° del 14 gennaio 1858, pubblicate sul Resto del Carlino e sul Corriere della Sera l’8 agosto 1908, dove lascia intendere il coinvolgimento di Frencesco Crispi, suscitano l’intervento di Enrico Comitti, referendario della Reale Corte dei Conti e amico del fratello di Felice Orsini. Comitti, sul Corriere d’Italia del 13 agosto 1908, dichiara quanto segue.

“Molti anni or sono, 20 o 25, ero legato da cordiale amicizia con Cesare Orsini, fratello di Felice, che i romani ricordano certamente, non tanto per averlo avuto in Parlamento, quanto per l’entusiasmo con cui durante alcuni ani vagheggiò e propugnò l’idea di una esposizione mondiale a Roma. Conversando in quel tempo con Cesare Orsini di argomenti storici e patriottici, che erano il fondo abituale dei nostri discorsi, mi accadde più di una volta d’interrogarlo sul contegno del fratello Felice, persuaso com’ero che egli dovesse possedere molti documenti interessanti che avrei avuto desiderio di conoscere e di illustrare. Ma Cesare Orsini non si lasciava trascinare che di malavoglia a discorrere di questo argomento. Non amava entrare in alcun particolare di esso e si limitava tutt’al più alla vaga affermazione che ‘non tutto era stato detto e scritto in proposito’. Un giorno, tuttavia, le mie insistenze ottennero un risultato. ‘Quando si potranno pubblicare tutti i documenti sull’attentato contro Napoleone III° – egli mi disse – si vedrà che la storia vera di esso è assai diversa da quella fino ad oggi conosciuta. Questo, intanto, ti posso dire: che mio fratello, che aveva la mitezza e la gentilezza d’animo di una fanciulla, se è moralmente da mettere fra i più responsabili di quell’attentato, materialmente non vi ebbe alcuna parte. Egli no ha gettato alcuna bomba’. E siccome io, profondamente impressionato da queste rivelazioni che sconvolgevano tutte le mie nozioni su quel fatto storico, lo incitavo a sottopormi, nell’interesse non soltanto della storia, ma anche della fama fraterna, i documenti che egli doveva certamente possedere, Cesare Orsini mi rispose: ‘Posseggo infatti molti e preziosi documenti in proposito e un giorno o l’altro spero di pubblicarli. Ora non posso farlo. Ho promesso a Crispi di non pubblicarli né comunicarli ad alcuno se non dopo la sua morte’. Anche queste parole fecero su di me molta impressione, e mi convinsero fin d’allora che Francesco Crispi doveva avere avuto parte in quella congiura. Ciò che la recente narrazione del de Rudio viene appunto a confermare. Oggi però, mi sembra che si possa andare anche più in là, e alla domanda rivolta dal de Rudio agli storici meticolosi ‘Chi dunque lanciò la terza bomba?’ non sia eccessivamente arbitrario rispondere facendo il nome di Francesco Crispi, che il de Rudio afferma di aver visto a colloquio con l’Orsini mezz’ora prima dell’attentato. Così, e soltanto così, troverebbe giustificazione plausibile il patto corso tra Cesare Orsini e Francesco Crispi, di non dare pubblicità ai documenti posseduti da quello, prima della morte di questo. Mentre, tale patto non avrebbe avuto ragione di sussistere se la partecipazione del Crispi alla congiura fosse stata semplicemente platonica. Cesare Orsini, tormentato dal diabete e dalla nefrite, precedette di alcuni anni Francesco Crespi nella tomba. Che ne è avvenuto dei documenti, molti e preziosi, relativi non soltanto all’attentato contro Napoleone III°, ma anche ad altri fatti e momenti della nostra storia contemporanea da lui posseduti? Sarebbe interessante saperlo. Per la cronaca occorre però ricordare che nei giorni scorsi alcuni giornali affermarono, sulla fede di una persona che fu lungamente a Londra ed ebbe rapporti intimi con gli emigrati e conosce molto bene il conte de Rudio, che la terza bomba contro la carrozza di Napoleone III° venne lanciata dall’inglese Ogger, morto da alcuni anni. L’ignoto autorevole aggiunse, deve la sua salvezza al fatto di essere inglese, perché alla stazione dopo l’attentato, non lasciavano partire che gl’inglesi”.
(rdn) 2 – continua
(Fonte: Archivio Corriere della Sera)

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