I tubi in acciaio arrivati qualche settimana fa sono stati installati oggi: la briglia Sabo Dam, la prima di tecnologia giapponese montata in Italia, comincia a prendere forma. E il cantiere di Cancia (Borca di Cadore) vede la conclusione.
Il primo stralcio – da 4 milioni 135mila euro – prevedeva la realizzazione di tre operazioni: la deviazione del Bus del Diau e la creazione di una vasca di dissipazione per l’acqua (con separazione della colata liquida dalla parte solida); la risagomatura della rovina di Cancia; e soprattutto l’installazione di una grande briglia frangicolata alta circa 6 metri, per trattenere i massi delle eventuali colate detritiche.
Il cantiere è iniziato nel mese di settembre 2019, secondo un cronoprogramma di oltre 600 giorni. «La celerità d’intervento però ha consentito di ridurre sensibilmente i tempi d’intervento – spiega il consigliere provinciale delegato alla difesa del suolo, Massimo Bortoluzzi -. Con l’assemblaggio della Sabo Dam possiamo davvero guardare verso la conclusione dei lavori. Se dovessero verificarsi eventi meteo nelle prossime settimane – cosa che ci auguriamo non avvenga – la briglia sarà già in grado di fare il suo lavoro. E archiviato il primo stralcio, cominciamo a pensare al secondo, che consisterà nella realizzazione delle altre briglie frangicolata e nel completamento del canale per portare via dal cono di frana la parte liquida, senza che incontri la parte solida. La Provincia si impegnerà al massimo per chiudere definitivamente la partita Cancia, un problema annoso che negli anni ha provocato anche vittime. Nel contempo cercheremo di fare sintesi con la Valboite per individuare il luogo più idoneo al deposito del materiale che si fermerà sulla briglia, e del materiale degli altri dissesti della zona».
«La Provincia si conferma ente a servizio dei Comuni e del territorio – aggiunge il presidente, Roberto Padrin -. Il cantiere di Cancia è il principale, e il più oneroso, che abbiamo avviato negli ultimi anni. Ma non dimentichiamo nessuna delle altre situazioni di dissesto. La vivibilità della montagna passa anche dai piccoli interventi e con il settore difesa del suolo stiamo lavorando proprio per questo».