Confartigianato chiede ristori economici per le attività costrette a chiudere o ridimensionare il lavoro.
«Parrucchieri ed estetisti possono tenere aperto, perché rispettano i protocolli: ci saremmo aspettati che il governo, con la stessa logica, lasciasse lavorare palestre, fitness, bar e ristoranti, distinguendo tra chi è ligio alle regole e chi no». È quanto afferma la presidente di Confartigianato Belluno Claudia Scarzanella, alla lettura dell’ultimo Dpcm, in vigore da domani, 26 ottobre.
«Il senso di responsabilità di ognuno è fondamentale in questo momento. E fortunatamente anche il governo lo riconosce, lasciando lavorare parrucchieri ed estetisti che si sono adeguati a tutte le misure previste. E anzi hanno fatto ancora nei mesi scorsi sforzi enormi perché i loro saloni e i lori negozi fossero davvero a prova di virus» sottolinea la presidente Scarzanella. «Come Confartigianato Belluno avevamo sostenuto una grande battaglia la primavera scorsa, per consentire a queste attività di riaprire. Purtroppo la stessa battaglia, fatta per palestre e centri sportivi, non ha avuto esito positivo. Il protocollo predisposto dai nostri uffici per il settore fitness è seguito al 100 per cento dalle palestre. Evidentemente basta che qualche struttura non si sia adeguata per vanificare tutti gli sforzi fatti».
L’amarezza per le palestre si somma alla preoccupazione per bar e ristoranti. «Sono fortemente penalizzati – continua la presidente Scarzanella -. Già adesso e negli ultimi mesi, hanno dovuto subire forti contraccolpi, dovuti a smart working e annullamento di eventi particolari. Adesso dovranno stringere ulteriormente i denti. E spiace il fatto che ancora una volta sia mancata la distinzione tra chi rispetta le regole e chi non lo fa. Sarebbe stato molto più semplice e sicuramente meno traumatico lasciar lavorare chi può farlo, in quanto ligio alle misure anti-contagio, e fermare solo chi non è in grado di garantire la sicurezza. Sarebbe stato anche un segnale preciso, che avrebbe ridato fiducia nelle istituzioni a tutto il mondo artigiano, che sempre più si vede vessato prima da un sistema burocratico fagocintante, e ora anche da norme che non premiano il merito, ma puniscono tutti per il demerito di qualcuno. È per questo che, con grande senso di responsabilità, chiediamo perlomeno un ristoro economico. Crediamo sia dovuto alle attività che pur rispettando in pieno tutte le misure previste, dovranno chiudere o limitare il loro lavoro. È doveroso curare il virus, ma non possiamo permetterci di mettere sul lastrico centinaia e centinaia di artigiani e loro dipendenti».