La domanda è sulla bocca di tanti, forse non si ha il coraggio di farla per la paura dell’incertezza di questo momento: “la Sanità è preparata a rispondere alla nuova ondata del contagio da COVID 19?”
E’ questa la questione principe della videoconferenza organizzata da CGIL-SPI-FP di Belluno nella giornata di lunedi 26 ottobre con inizio alle ore 10.00 dal titolo “SANITA’ CONTEMPORANEA – la ricerca IRES e l’allarme COVID”, che potrà essere vista anche tramite il canale YouTube sul sito della CGIL di Belluno (www.cgil belluno.it).
L’elemento centrale del dibattito sono infatti i dati della ricerca che IRES Veneto (ente di ricerca della CGIL Veneto) ha raccolto sullo stato di attuazione del Piano Socio Sanitario del Veneto, in particolare sullo stato di integrazione dei Servizi, tra ospedale e territorio, fondamentali per garantire l’assistenza continuativa ai malati, la cura delle cronicità (purtroppo presenti in modo elevato) e l’azione di prevenzione.
IRES ha evidenziato alcuni fattori di positività, attualmente il Veneto ed anche il Bellunese hanno un servizio mediamente ancora efficiente rispetto alla media italiana, ma anche diversi punti di criticità, sui quali vogliamo interessare la stessa Regione Veneto e la ULSS 1 Dolomiti per una loro veloce soluzione.
Alcuni punti di spunto sono: la lunghezza della degenza media è in Veneto (7,85 gg), anche negli ex distretti di Belluno (8,29) e Feltre (7,27), superiore alla media Italiana (7.00) significativa di una difficoltà per la gestione successiva del malato dimesso, verso una assistenza nel territorio che va quindi programmata in modo migliore.
Appunto sono le strutture del territorio oggi ad essere analizzate, con un grado di attuazione degli Ospedali di Comunità, o delle Unità di Riabilitazione, ancora insufficienti rispetto al fabbisogno (il numero di posti letto in queste strutture, seppur migliore in provincia di Belluno, non ha ancora raggiunto la piena attivazione). Come si focalizza l’attenzione sulla Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) punto focale per una corretta gestione di quei pazienti dimessi dagli ospedali non ancora completamente ristabiliti, che invece dovrebbero trovare giovamento grazie ad una assistenza specialistica portata nei luoghi della vita quotidiana, vicino agli affetti del paziente dimesso; su questo ultimo punto la ricerca IRES ci dà una doppia interpretazione, da una parte abbiamo una media di pazienti seguiti migliore di quella nazionale (3,26 pazienti rispetto ai 2,43 della media Italia), con però un numero di ore di assistenza diretta notevolmente inferiore a quelle italiane (14.5 contro le 20 Italia-soprattutto sole 5 ore contro le 20 ore di assistenza medica).
Infine la pesante casistica della carenza dei medici di assistenza primaria (ne mancherebbero 415 in Veneto), le loro modalità di coordinamento (sono in fase di chiusura le sperimentazioni delle Medicine di Gruppo Integrate ) verso nuove forme di associazione.
In ultimo si fa il punto sulla situazione gestionale delle Case di Riposo.
Ora questa fotografia del sistema sanitario veneto e bellunese viene fatta ad uno stato di cose che non contemplavano l’arrivo della pandemia COVID 19, e quindi la preoccupazione aggiuntiva è quella di capire se il livello della prevenzione delle malattie “storiche”, quelle cardiache, dell’apparato respiratorio, tumorali, sarà mantenuto con lo stato di intensità perlomeno uguale a quello degli anni precedenti, o se invece “l’allarme “ COVID e l’attenzione che ospedali e territorio dovranno riservargli comporterà una minore prevenzione su queste patologie.
Questi quindi sono i titoli del dibattito che la videoconferenza del 26 ottobre, con la presenza del direttore generale ULSS 1 Dolomiti Rasi Caldogno, con quella di tanti sindaci del territorio oltre che delle nostre strutture CGIL e delegati dei luoghi di lavoro.
Si potrà seguire sul canale YOUTUBE nel sito www.cgilbelluno.it.
Mauro De Carli – Segretario Gen. CGIL Belluno