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App Economy: la terza economia mondiale

Ogni proprietario di smartphone ha installato sul suo device in media 80 app, anche se quelle realmente utilizzate sono solamente la metà. Nel 2008 il mercato delle applicazioni nemmeno esisteva, ma solamente 8 anni dopo valeva 1.300 miliardi di dollari. Una vera e propria esplosione che potrebbe portare questo business, nel 2021, a diventare la terza economia mondiale. Cerchiamo di capirne insieme l’evoluzione, partendo dalla situazione globale, fino a quella italiana.

 

App economy: reale opportunità o celata fregatura?

Come anticipato, il mercato delle app è letteralmente esploso, con un giro di affari che nel 2017 ha sforato la soglia dei 60 miliardi di dollari. Cifre che spaventano e che testimoniano come la rivoluzione digitale cominciata solamente pochi anni fa, abbia cambiato il modo in cui le persone approcciano alla quotidianità. Ad oggi però, non è possibile determinare se il mercato si è aggiunto, o se è andato solamente a sostituire qualcosa di preesistente.

Non esiste compito che oramai non possa essere svolto da un’applicazione. Possiamo ordinare da mangiare, giocare, arrivare a destinazione o vedere i nostri cari dall’altra parte del mondo. Vista in quest’ottica la situazione è sicuramente positiva, perché sono nate moltissime nuove professioni. Ci sono infatti persone che queste app le sviluppano oppure i geni del marketing che le distribuiscono. Ma non è tutto rose e fiori come appare.

Molte altre professioni infatti, sono scomparse proprio perché diventate obsolete a causa delle app per smartphone. Volendo fare un esempio concreto che rappresenti la situazione, basti pensare alle tante applicazioni per chiamare un taxi, che sono andate a sostituire i “vecchi” centralinisti. Fare un bilancio generale non è quindi possibile, come non lo è contrastare il cambiamento. In Italia invece cosa sta avvenendo?

 

L’economia della app in Italia

Come detto, non esiste aspetto della nostra vita che non sia stato toccato dalle app, anche se ad onor del vero, quelle più scaricate rimangono sempre e comunque i giochi. La potenza degli smartphone infatti, cresce di anno in anno, rendendoli sempre più simili a delle mini consolle, piuttosto che semplici telefoni. Giochi di sport, sparatutto, slot gratis, quiz, giochi di azione e chi più ne ha più ne metta. In pochi centimetri è possibile avere tra le mani una ludoteca degna di questo nome.

Ma in tutto questo, l’Italia come si sta comportando? Ancora una volta non bene, risultando uno dei fanalini di coda di questo immenso business di portata mondiale. Gli investitori sembrano ancora non capire pienamente le potenzialità di profitto del settore, quindi le start up in tal senso, faticano a decollare, realizzando guadagni solamente marginali e senza riuscire a conquistare quote di mercato significative.

Volendo analizzare la situazione nel dettaglio, anche sotto il fronte occupazionale, negli Stati Uniti dove il settore delle app è uno dei trainanti dell’economia stessa, uno sviluppatore software guadagna dagli 80 ai 150 dollari l’ora. In Italia siamo fermi ancora alla generazione 1.000 euro, ovvero il guadagno medio di circa la metà di tali sviluppatori. La situazione appare quantomeno grottesca e paradossale: usiamo le app, ma non vogliamo produrle.

Smartphone e app utili: un connubio perfetto

Nonostante il settore del gaming sia quello di maggior interesse per i possessori di smartphone, nel corso degli anni sono state sviluppate una serie di applicazioni utili per usufruire di molti servizi in mobilità, anche da parte delle istituzioni. Potrebbe essere il segnale che forse qualcosa si sta muovendo nella giusta direzione.

Volendo fare un esempio concreto, potremmo parlare di INPS Mobile, la pratica app che una volta effettuato il login, permette di accedere in agilità a tutta una serie di servizi, come la propria situazione previdenziale, piuttosto che l’andamento di una pratica inoltrata (ad esempio quella del Reddito di Cittadinanza), e molto altro ancora. Il vantaggio offerto da un’app di questo tipo è enorme. Basti solamente pensare a quanto tempo risparmiato in code agli sportelli o in noiose telefonate ai call center ascoltando per ore le classiche voci pre-registrate, entrambe situazioni tristemente famose.

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