La tipica influenza stagionale sta già costringendo a letto milioni di persone, con una sempre più marcata virulenza anche per colpa dell’antibiotico resistenza che sta affliggendo l’era moderna. A causa dell’uso ed abuso degli antibiotici, per lungo tempo troppo trascurato anche a livello istituzionale, in situazioni in cui non sono affatto necessari si agevola la trasformazione dei ceppi virali che imparano a difendersi.
Come ha recentemente messo in luce l’Istituto Superiore di Sanità l’antibiotico resistenza in Italia è lievemente in calo, ma questo non è affatto sufficiente per abbassare la guardia sul tema. Il periodo di maggiore diffusione del virus influenzale è proprio uno di quelli che vede imperversare l’uso dell’antibiotico, quando non è richiesto perché l’influenza ha bisogno di fare il suo corso.
Per le categorie a rischio (anziani, bambini e chiunque presenti un quadro clinico generale compromesso da condizioni croniche severe, ma anche per il personale a diretto contatto con il pubblico come i lavoratori della sanità) si raccomanda vivamente di vaccinarsi nel periodo compreso fra ottobre e dicembre, oltre a seguire una sana alimentazione e proseguire con l’esercizio quotidiano utilissimo per tutti.
Gli appassionati praticanti di sport all’aria aperta dovranno prestare qualche attenzione in più durante l’autunno e l’inverno, per trovare il giusto equilibrio fra non sospendere del tutto l’attività e la difesa da freddo e umidità.
Proprio questi ultimi costituiscono una fonte di stress aggiuntivo per l’organismo, con risentimento soprattutto del sistema respiratorio e dell’apparato muscolo-scheletrico: inspirare aria fredda agevola la sensibilizzazione delle mucose dentro al naso e alla faringe, portando facilmente raffreddori, mal di gola e tosse secca. Sul versante di muscoli e tendini, le basse temperature incrementano il rischio di infiammazioni e lesioni (specialmente in fase di riscaldamento).
Se non ci si sente in forma smagliante è bene sospendere temporaneamente le sessioni sportive, perché l’esercizio procura uno stress cardiometabolico che può indurre spiacevoli conseguenze. A maggior ragione se si è avuta la febbre, anche bassa, ci si deve astenere dallo sport per alcuni giorni dopo l’episodio acuto: questo è vero soprattutto per l’attività aerobica, con sforzi prolungati.
Per ritornare in salute è essenziale avere un’alimentazione sana durante la malattia, ricca di frutta e verdura, cereali integrali in modeste quantità, il tutto accompagnato da molta acqua per l’espulsione delle tossine e la reidratazione in caso di febbre o diarrea. Superato il peggio la strategia vincente sarà incrementare l’assunzione di vitamina C con il consumo di camu camu, per esempio, ancora non conosciutissimo in Italia ma contenente decine di volte più vitamina C del kiwi, un complesso vitaminico del gruppo B ed il tutto combinato a potenti antiossidanti come lo zinco. Studi scientifici hanno osservato che l’assunzione di almeno mezzo grammo di vitamina C al giorno fortifica moltissimo le difese, fornendo un’eccellente arma di prevenzione.
Nel caso di lunghi e strani strascichi non si deve sottovalutare ogni possibile conseguenza, quindi è doveroso approfondire anche grazie alle diverse visite gratuite per lo screening della popolazione.