Partecipato e affollato l’incontro di mercoledì sera organizzato dall’associazione Belluno Alpina alle Ronce sul tema del lupo: decine tra
residenti e allevatori si sono confrontati con l’amministrazione per illustrare
la situazione, raccontare le problematiche e cercare possibili soluzioni.
«È stato certamente un confronto interessante, che ha portato alla luce
alcuni nodi cruciali: – evidenzia il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro – ad esempio, in questi anni è mancata una comunicazione e una preparazione all’arrivo, annunciato, del lupo nelle nostre zone. È poi positivo che la Regione si sia attivata e stia ancora lavorando per contrastare le razzie di questi predatori, ma gli strumenti attualmente forniti non sembrano essere adatti alle necessità dei piccoli allevatori o degli allevatori di montagna, che portano il bestiame a pascolare su prati in pendenza. Ci siamo presi quindi l’impegno
di contattare la Regione per far sì che le azioni in materia di gestione del
lupo non siano calate dall’alto dalle stanze veneziane, ma anzi siano il frutto
delle richieste e delle osservazioni fatte da chi vive e conosce il territorio.
Se non difendiamo i nostri allevatori, professionisti o hobbisti che siano,
mancherà quel servizio di manutenzione del territorio di montagna, senza il
quale l’unica conseguenza sarà l’abbandono e lo spopolamento».
Presente all’incontro anche l’assessore alle politiche ambientali, Stefania
Ganz, che ricorda come da inizio 2017 sia accertata la presenza in Visentin
di un branco di lupi (inizialmente solo una coppia, a cui poi si sono aggiunti i
cuccioli) che spazia dall’area del Nevegal e delle Ronce fino a Valmorel e le
zone alte della Valbelluna: «L’arrivo del lupo da un lato indica certo un
aumento della biodiversità animale, ma dall’altro rischia di provocare
l’abbandono delle terre, con una conseguente riduzione della biodiversità
vegetale. Serve individuare presto le strategie necessarie per consentire
alle persone di vivere nelle terre alte del nostro comune, tutelando quel
bestiame che consente la cura del territorio, necessaria per la sicurezza e
per l’attrattività turistica. – commenta – Questo non è un problema che tocca
solo gli allevatori di professione, per i quali la predazione comporta una
grossa perdita di reddito con la perdita dell’animale e degli introiti dalla
vendita di latte o carne, ma anche di quegli hobbisti che tengono animali
come asini o capre per la semplice pulizia dei prati e dei boschi; in questi
casi, è più difficile installare le necessarie protezioni e adottare strategie di
convivenza con il lupo».