Siamo alla fine degli anni ’80, una mattina d’estate al tavolo del Caffè Manin di Belluno è seduto un uomo sui 55 anni con un vestito chiaro, sigaro in bocca e cappello stile Panama a tesa larga. Sta parlando in francese con una donna affascinante. Nessuno fa caso alla coppia di turisti, nemmeno la polizia. E del resto, perché mai la polizia si sarebbe dovuta occupare di due turisti francesi a Belluno?
Nemmeno alla Gendarmeria nazionale francese passò mai per la testa di cercare Albert Spaggiari, Bert per gli amici. Così si chiamava il ladro gentiluomo condannato all’ergastolo in Francia e fuggito nel marzo del ’77 saltando dalla finestra dell’ufficio del giudice istruttore, che insieme alla sua banda nel luglio del 1976 svuotò il caveau della Société Générale a Nizza lavorando per 48 ore ininterrotte penetrando dalle fogne.
Prima di andarsene dalle “Fogne del paradiso” come titola il libro autobiografico di Spaggiari (postfazione di Tomaso Staiti di Cuddia Daks editrice), lasciarono un biglietto con la scritta “Senza odio, né violenza, né armi” e decine di foto pornografiche alle pareti che ritraevano parecchi personaggi della haute société nizzarda, uscite da qualcuna delle cassette di sicurezza aperte. Bottino stimato, 50 milioni di franchi, qualcosa come 30 milioni di euro di oggi. Ma il valore esatto non è mai stato possibile determinarlo perché molti clienti della banca preferirono non denunciare l’intero contenuto delle cassette di sicurezza.
Che ci faceva a Belluno negli anni ’80 l’inafferrabile Arsenio Lupen, ricercato da tutta la polizia francese?
L’anello di collegamento è lei, l’affascinante donna che lo accompagnava, Emilia De Sacco la sua ultima compagna che lo accolse nella sua casa di campagna di Cesiomaggiore, con all’ingresso una targhetta di legno recante la scritta “Tout me fait rire”, tutto mi fa ridere, il motto degli ergastolani e la sua filosofia di una vita. Fu la sua ultima dimora. Albert Spaggiari muore l’8 giugno 1989 a 56 anni per un cancro alla gola. mentre si trovava in esilio in una fattoria a Belluno in Italia, dopo dodici anni di travestirsi e fuggire. Il 10 giugno 1989 Emilia porterà il suo corpo in Francia in auto passando la frontiera ed oggi è sepolto in Laragne-Montéglin nel suo villaggio natale.
Della “Grande rapina di Nizza” Ken Follet scrisse il romanzo con 200 milioni di lettori, uscì anche il film, oltre a pagine dei quotidiani francesi che lo resero popolare al punto che qualcunoi propose di dedicargli lo stadio di Nizza.
Ma chi era Spaggiari.
Albert Spaggiari nasce nel 1932 a Laragne-Montéglin in una famiglia di origine italiana. A tre anni suo padre muore. La madre apre a Hyères un negozio di lingerie. A sedici anni Albert fugge per incontrare il celebre bandito siciliano Salvatore Giuliano. Nel 1950 a 17 anni si arruola nei paracadutisti e viene assegnato al 3 ° Battaglione paracadutisti coloniali in Indocina. Viene ferito due volte ferito e una volta decorato.
Nel 1953 in Indocina francese inizia la sua carriera di ladro. Il 31 gennaio del ’53 dopo delle scorribande in un bordello Hanoi viene accusato di essersi comportato male con gli altri paracadutisti. Viene riconosciuto e arrestato. Il 17 agosto 1954 viene condannato a 5 anni di lavori forzati e 20 anni di esilio in Indocina. Dal novembre ’54 viene incarcerato a Marsiglia alla prigione Baumettes dove frequenta corsi di saldatura.
Nel 1957 viene scarcerato, si trasferisce ad Hyères dove incontra la sua prima moglie Audi, un’infermiera che sposa civilmente il 27 gennaio 1959. Albert trova lavoro a Fichet-Bauche in un’azienda produttrice di cassaforti.
Un anno dopo racconta di aver avuto l’incarico di uccidere il generale de Gaulle (che aveva deciso di concedere l’indipendenza all’Algeria), ma riceve un ordine di cancellazione all’ultimo momento. La sua nuova battaglia diventa Organizzazione Secret Army. Il 27 febbraio 1962 viene arrestato a Villefranche-sur-Mer in un sotterraneo con dei volantini per l’OAS. In casa sua vengono trovate armi e munizioni e viene condannato a 4 anni di carcere. Nel 1965 viene scarcerato e si trasferisce a Bézaudun-les-Alpes nell’entroterra di Nizza. Oramai era diventato attivo nelle file nazionaliste.Apre un negozio di fotografia a Nizza nel 1968.
Albert Spaggiari conduce una vita tranquilla, lavorando nel suo studio fotografico a Cape Ferber, a 56 Boulevard René Cassin, Nice. Era il fotografo della città di Nizza. Albert avvia un allevamento di pecore isolato sulle colline di Nizza, nei pressi del villaggio di Bézaudun-les-Alpes, sulle pendici del Monte Cheiron. Il fienile si chiama “The Wild Geese” in onore della Legione Straniera.
L’idea di svaligiare la Società Generale di Nizza probabilmente viene dalla lettura del romanzo di Robert Pollock che descrive una rapina in banca in cui i ladri si introducono dalle fogne.
Il 7 maggio 1976 ha inizio l’operazione. Per quasi tre mesi, quindici uomini, presumibilmente alcuni professionisti in costruzioni di terra trasportano attraverso i condotti di depurazione del fiume Paillon le attrezzature e attraverso i tubi delle fogne. Scavano un lungo tunnel che porta direttamente nel caveau. Venerdì, 9 Luglio 1976, Valéry Giscard d’Estaing, allora presidente della Repubblica, è in visita di Nizza. La presenza massiccia della polizia costringe Spaggiari ad interrompere i lavori. Venerdì 16 luglio cade l’ultimo pezzo del muro che porta nel caveau.
La squadra di tredici uomini apre in due giorni e tre notti, 371 cassette di sicurezza, prelevano anche i lingotti d’oro e la valuta della riserva della banca.
Domenica 18 luglio alle 02:00 inizia l’evacuazione attraverso le fogne. La squadra, prima di partire, si preoccupa di cancellare ogni impronta.
La polizia indaga Daniel Michelucci e Gerard Vigier, banditi di Marsiglia già noti. La polizia effettua quindi una ricerca a Villa Castagniers, il quartier generale per il colpo alla banca, e trova armi e stivali ancora sporchi di terra che, analizzata, si rivelerà la stessa di quella che si trova nelle fogne. Proseguono gli arresti di Francesco Pellegrin e Alain Bournat.
Albert Spaggiari viene arrestato il 27 Ottobre 1976 all’aeroporto di Nizza e detenuto nel carcere di Nizza. La polizia perquisisce la casa di Bézaudun-les-Alpes, dove vive con la moglie e trova sotto un mucchio di letame nella stalla, diverse armi da guerra e sei milioni di lire.
Dopo cinque mesi di carcere Spaggiari prepara la fuga grazie ai suoi amici dell’Indocina e l’OAS.
Il 10 marzo 1977 Albert Spaggiari si avvicina alla finestra dell’ufficio del giudice dove aveva chiesto d’essere interrogato per importanti rivelazioni, e salta dal secondo piano sette metri sul tetto di una Renault 6 parcheggiata lungo il marciapiede. Riesce a fuggire con un complice che lo aspettava in moto. Da gentiluomo rimborserà il proprietario dell’auto che aveva danneggiato.
Con la moto raggiunge un parcheggio sotterraneo sotto piazza Massena, nel centro di Nizza e riparte nascosto nel bagagliaio di un’auto che lo porta in un appartamento di lusso vicino al porto di Nizza, nel quartiere di Vigier Park, dove incontra i suoi due amici, che hanno organizzato la fuga.
Spaggiari passa 12 anni in fuga sotto la falsa identità di Romain Clement. Va in Sud America, Brasile e Argentina in particolare, paesi di cui è appassionato e dove ha comprato una grande tenuta. Vive nella paura di essere scoperto, affronta un’operazione di chirurgia estetica in Argentina. Dopo l’intervento chirurgico per il tumore del rene in una clinica a Roma nel 1981,torna un mese in Bolivia.
Viaggia e si nasconde anche in Spagna, Cile e a Cesiomaggiore dalla sua compagna, e torna regolarmente in Francia. Nel 1983 da un nascondiglio a Madrid realizza una video-intervista in cui racconta tutti i dettagli del caso, e della banda.
Il 23 Ottobre 1979, Spaggiari è ancora in libertà, ma viene condannato in contumacia all’ergastolo. Cinque dei suoi complici Pellegrin, Bournat Poggi, Michelucci e Vigier vengono condannati a otto anni di carcere.
Nel 2000, i documenti declassificati della CIA pubblicati dal National Security Archive mostrano i collegamenti tra Albert Spaggiari e il governo cileno di Augusto Pinochet, in particolare con l’agente DINA Michael Townley, responsabile per l’attuazione del l’ex ministro di Salvador Allende, Orlando Letelier a Washington, DC, nel 1976, così come quella del generale Carlos Prats in Buenos Aires.
Questi complicità con la giunta militare cilena, e con il regime argentino spiegano i suoi viaggi.
Spaggiari muore l’8 giugno 1989 a 56 anni di cancro alla gola mentre si trovava a Cesiomaggiore dalla sua amata Emilia, dopo dodici anni di latitanza.
(rdn)