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Omicidio di tre giornalisti in meno di un anno. Bruxelles chiede che la Bulgaria chiarisca la morte  del reporter investigativo Viktoria Marinova

La Commissione europea ha chiesto lunedì alle autorità bulgare di chiarire il prima possibile se lo stupro e l’omicidio di Viktoria Marinova di sabato sono legati al suo lavoro di giornalista di ricerca per una rete televisiva. Marinova è stata trovata morta in un parco nella città bulgara di Ruse, con segni di violenza sessuale, percosse e strangolamento, solo una settimana dopo che il suo programma Lie Detector ha trasmesso alcuni casi di presunta corruzione relativa all’erogazione di fondi strutturali dall’Unione europea.

Il crimine in Bulgaria si unisce all’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galiza a Malta e del giornalista Jan Kuciak in Slovacchia, entrambi coinvolti in indagini sulla corruzione nei loro rispettivi paesi.

Sebbene il motivo del crimine bulgaro non sia stato ancora chiarito, la sequenza di tre omicidi di giornalisti nei paesi dell’UE in un solo anno ha scatenato l’allarme a Bruxelles. Il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, in un tweet ha scritto di essere “scioccato dall’orrendo omicidio di Victoria Marinova”. E non ha esitato a stabilire una relazione tra l’omicidio e il lavoro professionale della vittima. “Ancora una volta, un coraggioso giornalista è caduto nella lotta per la verità e contro la corruzione”, ha scritto Timmermans. La situazione è così allarmante per Bruxelles che il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha affermato nel suo recente discorso sull’Unione : “Dovremo proteggere meglio i nostri giornalisti, che sono anche attori importanti della nostra democrazia”. Juncker ha lamentato che “troppi giornalisti vengono intimiditi, attaccati e persino uccisi”.

Il portavoce ufficiale della Commissione europea ha chiesto alla Bulgaria “un’indagine rapida e approfondita”. E ha chiesto il chiarimento il prima possibile “se l’attacco contro Marinova è legato al suo lavoro”. Bruxelles, inoltre, ha trasferito all’Ufficio europeo per la lotta contro la frode (OLAF) i sospetti sul presunto uso fraudolento dei fondi strutturali rivelato dalla giornalista assassinata. La morte di Marinova si svolge in un ambiente di evidente deterioramento dello stato di diritto e delle libertà e ha posto la Bulgaria nel mirino delle autorità della comunità. La Bulgaria è aggiunta a un elenco che include già la Polonia (con un’indagine aperta dalla Commissione sulla base dell’articolo 7 del trattato UE che consente la sospensione di alcuni diritti di uno Stato membro) e l’ Ungheria (con una richiesta del Parlamento europeo per avviare un’indagine secondo lo stesso articolo 7).

Minacciati di morte, sotto scorta e negli ultimi anni anche malpagati: cosi vivono molti giornalisti di tutto il mondo, tuona Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Per non parlare dei cronisti “imprigionati, torturati e sottoposti a ulteriori violazioni dei diritti umani”. Tra le minacce a cui sono sottoposti i giornalisti se ne è aggiunta una negli ultimi anni: la precarietà. Senza contratto e senza tutele, i cronisti scendono ogni giorno a patti con l’editore, con gli altri colleghi, con personaggi influenti o semplicemente con la storia che raccontano. Una catena incessante di diktat, di cose che non si possono scrivere o che ‘sarebbe meglio evitare’, tutto corre veloce sui binari dell’informazione odierna. La ricerca della verità, invece, deve vivere nella penna, nella telecamera e negli occhi di chi fa questo mestiere.

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