Cavallino-Treporti, 30-09-18 Non c’è giorno che alcuni “ambientalisti” veneziani attraverso le loro associazioni, dichiarino ed incentivano l’idea che il progetto Duferco/De Piccoli sia l’unica panacea per risolvere il problema Grandi Navi a Venezia , omettendo che un progetto del genere devasterebbe la Laguna Nord, L’oasi Naturalistica di Punta Sabbioni (una delle ultime ormai rimaste dell’alto adriatico) e tutto il tessuto sociale ed economico del Litorale di Cavallino e di Jesolo.
Lo fa sapere con una nota Gianluigi Bergamo di Verdi di Cavallino -Treporti
Già le amministrazioni dei due comuni litoranei hanno espresso contrarietà al progetto Duferco/De Piccoli perché con il porto a Punta Sabbioni la viabilità ed il continuo passaggio di mezzi di servizio e poi negli anni a seguire di trasporto passeggeri renderà insostenibile la situazione.
Ma le contraddizioni degli ambientalisti veneziani sono sotto l’occhio di tutti, perché da una parte dichiarano ai quattro venti l’obbligo della tutela del paesaggio lagunare e quindi una torretta di controllo alta 15 metri nei progetti del Mose non deve esser costruita, giustamente, perché altera lo skyline lagunare (vedi i video delle audizioni per i lavori complementari del Mose), mentre i 70 metri di altezza delle grandi navi, a Punta Sabbioni alla bocca di porto del Lido, quelle vanno benissimo, non disturbano.
Questo è solo il punto più evidente delle contraddizioni ambientali di alcune associazioni veneziane, poi a seguire ci sono il moto ondoso, create dalle numerose motonavi “ecologiche” di trasporto passeggeri (ma chi le deve costruire e pagare, visto che nel progetto non sono di competenza Duferco?) lo smaltimento dei rifiuti, l’assenza del “Cold Ironig” (accennato nel progetto ma non di competenza Duferco) e l’incertezza di navigazione del diportismo locale, questi alcuni punti che non vengono mai messi in evidenza.
Si ribadisce quanto già detto in precedenza – conclude la nota dei Verdi di Cavallino Treporti – che due sono le soluzioni: la prima è l’opzione zero, nessuna nave sopra i 40.000 ton. , la seconda, vista la storia di Venezia ed il recupero di aree depresse sono le navi a Marghera per il canale dei Petroli, meglio ancora lo stazionamento al Porto San Leonardo ai primi margini della laguna, una soluzione per l’economia portuale e per il recupero del territorio.