Con l’accordo sottoscritto nel Luglio 2017 dal Ministero dell’Ambiente e i Presidenti delle quattro regioni del bacino padano, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, i Comuni sopra i 30.000 abitanti di dette regioni sono costretti, inderogabilmente a partire dal 2018, e con loro atto amministrativo ad applicare restrizioni repentine alla circolazione dei veicoli, al funzionamento degli impianti termici e alle combustioni all’aperto.
Lo stesso accordo prevede anche una serie di impegni di Ministero e Regioni per azioni positive e finanziamenti che vadano a integrare le mere limitazioni.
La Regione Veneto convoca annualmente il Comitato di Indirizzo e Sorveglianza per dettagliare e discutere le misure, oltreché le deroghe decise dalla Regione stessa, prescrivendo, fin dalla riunione del 2017, come ambito di applicazione, anche l’estensione ai Comuni appartenenti agli Agglomerati, riuniti poi nei tavoli tecnici zonali delle 7 province e a quelli che vogliano volontariamente aderire.
Tale fondamentale riunione, nonostante i solleciti da parte di numerose amministrazioni locali, è stata convocata nel mese di settembre; a ridosso cioè del giorno obbligatorio di inizio delle restrizioni, previsto per il primo di ottobre. Al consesso, la Regione ha ricordato l’avanzamento del procedimento di infrazione europea, con possibili sanzioni molto pesanti, a cui è sottoposta l’Italia, specificamente per il livello di inquinamento dell’aria che riguarda le regioni del bacino e che proprio tale l’accordo sottoscritto mira a contenere, come giustificato all’audizione europea;
Come Comuni capoluogo di provincia abbiamo sentito la necessità di riunirci per dissipare incongruenze e dubbi che continuano a sorgere dalla lettura dell’accordo e delle deroghe e che non hanno trovato risposta. E lo abbiamo fatto a Padova lo scorso 20 Settembre, cercando con spirito di collaborazione trasversale di adottare misure e deroghe uniformi in tutti i territori, nel rispetto delle diverse conformazioni territoriali.
Come Comuni capoluogo dobbiamo attuare le misure sottoscritte dalla nostra Regione e ci impegniamo a farlo.
Chiediamo però di non essere lasciati soli, ad eseguire decisioni prese in altre sedi. Il tema della qualità dell’aria è urgente e comune; vogliamo però poter adottare decisioni efficaci; e queste sono tali solo se c’è collaborazione, ed assunzione di responsabilità da parte dei differenti livelli di governo del territorio.
Concordiamo quindi le seguenti richieste alla Regione Veneto:
Chiediamo un maggior coordinamento e forza nel coinvolgere i comuni contermini alle città capoluogo perché l’aria non si costringe entro limiti amministrativi;
Chiediamo una campagna informativa efficace a livello e su investimento regionale, tenuto conto che il grado di inquinamento (e quindi lo scatto dei LIVELLI DI ALLERTA) è monitorato e comunicato dall’Agenzia regionale;
Chiediamo un vero investimento sul trasporto pubblico, di competenza regionale, sia su ferro che su gomma, per rendere concreta l’alternativa di mezzi di mobilità diversi da quelli privati, secondo le necessità dei diversi territori.
Chiediamo che la Regione riprenda in mano il tema dell’inquinamento che deriva dagli impianti termici, responsabili della gran parte dell’inquinamento da polveri e benzoapirene e che solleciti l’aggiornamento del registro Circe di sua competenza, includendo, come già previsto, tutti gli impianti di climatizzazione e i combustori a biomassa per permettere alle amministrazioni di conoscere e controllare lo stato manutentivo degli impianti dei territori.
Chiediamo regole certe: le deroghe che cambiano di anno in anno, nel mese di settembre, con incongruenze difficili da armonizzare e da spiegare, impediscono un dialogo con la cittadinanza
Chiediamo la riduzione del bollo dell’auto per chi non può circolare.
Chiediamo quindi di non essere lasciati soli sul fronte, a imporre senza costruire alternative. Per pianificare un’azione reale di riduzione dell’inquinamento della nostra aria.