Venezia, 25 settembre 2018 – La storia dei 5 milioni di veneti emigrati nel mondo dall’Unità d’Italia al secondo dopoguerra diventerà materia di approfondimento nelle scuole del Veneto di ogni ordine e grado, inserita nei programmi scolastici e riconosciuta con crediti formativi. E’ quanto prevede il protocollo siglato oggi a palazzo Balbi tra la Giunta regionale del Veneto, rappresentata da Elena Donazzan e Manuela Lanzarin, rispettivamente assessore alla scuola e ai flussi migratori, l’Ufficio scolastico regionale, rappresentato dalla dirigente Francesca Altinier, e i presidenti del coordinamento e delle associazioni dei veneti nel mondo.
Le associazioni dei Veneti nel mondo, Unione dei Triveneti nel mondo, Emigrati ed ex Emigrati in Australia e Americhe (Anei), Bellunesi, Trevisani, Vicentini e Veronesi nel mondo metteranno a disposizione competenze ed esperti per percorsi formativi ed iniziative didattiche rivolte ad insegnanti e studenti che aiuteranno a capire il fenomeno migratorio che ha interessato l’Italia e il Veneto tra Otto e Novecento.
Le modalità attuative dell’insegnamento della storia dell’emigrazione veneta saranno definite dall’apposita commissione di coordinamento tra Regione Veneto, Ufficio scolastico regionale e i rappresentanti delle Associazioni dei veneti nel mondo.
“Pochi sanno che 25 milioni di italiani, tra cui quasi 5 milioni di veneti, hanno lasciato il loro paese dopo l’Unità d’Italia per cercare lavoro e fortuna in terre lontane e che attualmente ci sono nei diversi continenti 147 circoli composti dai discendenti dei veneti – hanno ricordato Elena Donazzan e Manuela Lanzarin – E’ una pagina di storia troppo a lungo dimenticata o ignorata, da conoscere nei suoi particolari per comprendere la nostra contemporaneità, cioè cause e ricadute, analogie e differenze con altri flussi migratori”.
Grazie all’accordo con l’Ufficio scolastico regionale, le associazioni dei veneti nel mondo possono ora strutturare un percorso formativo, affidato all’autonomia delle singole scuole, che attraverso la testimonianza dei diretti protagonisti e approfondimenti di tipo storico, letterario, geografico e artistico offrirà proposte formative per i docenti e proporrà moduli didattici ai ragazzi della scuola dell’obbligo e delle superiori.
“Far conoscere ai ragazzi di oggi le sofferenze, le difficoltà e i successi degli emigranti – commentano Aldo Rozzi Marin, presidente dell’Associazione dei veneti nel mondo e Guido Campagnolo, presidente dell’Unione dei Triveneti nel mondo e della Trevisani nel mondo – significa anche saldare un debito di gratitudine con quanti, con la loro scelta di emigrazione, hanno contribuito allo sviluppo del Veneto e delle nostre comunità. Parlare di chi è partito nei decenni scorsi significa, inoltre, creare una cultura di sensibilità e di attenzione verso paesi lontani, con i quali il Veneto continua a mantenere vive relazioni e interessi, nonchè verso i nuovi flussi migratori”.
“Il Veneto è la prima regione ad aver intrapreso un percorso educativo di questo tipo – evidenzia Oscar De Bona, ex assessore regionale, ex presidente della Provincia di Belluno e ora presidente dell’associazione Bellunesi nel mondo – che aiuta non solo a riscoprire un passato poco noto, ma anche a capire la mobilità di oggi e a porre le premesse per il possibile rientro di ‘cervelli’ e talenti espatriati. Per esempio, l’associazione dei Bellunesi nel mondo ha avviato, d’intesa con Confindustria, la banca dati dei profili dei giovani che sono emigrati in questi anni al fine di agevolarne il possibile rientro”.
“Noi mettiamo a disposizione le nostre testimonianze e le nostre esperienze – testimoniano Enrico Pauletto, presidente dell’Anei, nato in Australia e nipote di un veneto emigrato in Brasile, e Marco Appoggi della Vicentini del mondo – e là dove siamo già intervenuti siamo sempre riusciti a coinvolgere l’interesse dei ragazzi di oggi, veneti e immigrati, verso la realtà della migrazione, il suo significato e i suoi valori, la capacità dei nostri avi di coniugare identità e integrazione nel rispetto di norme e consuetudini della comunità ospitante”.