Il pastore Bruno Viola presidente dell’associazione per la Difesa del Patrimonio Zootecnico dai Grandi Predatori spiega perché ”non possiamo dire sì al lupo, perché resta il nostro avversario. Ma possiamo dire sì alla convivenza perché i modi per superarlo esistono e tutti gli allevatori trentini dovrebbero impararli”.
Lo scrive oggi Luca Pianesi sul quotidiano on line www.ildolomiti.it nostro media partner
Trento. Avevamo titolato “8 aziende trentine dicono sì al lupo. La difesa passa dai cani da guardiana. Accordo con Almo Nature per nutrirli” ma, giustamente, Bruno c’ha spiegato che ”noi non possiamo dire sì al lupo. Io sono un pastore e comunque il lupo resta il mio nemico, quello che mi leva ciò per il quale vivo. Però diciamo sì alla convivenza nel senso che convivere con questi predatori entro determinati limiti, si può fare e vorrei che lo capissero tutti i miei colleghi pastori e allevatori che piangono quando il lupo uccide loro degli animali”. Ed è così che abbiamo corretto a un “8 aziende trentine aprono alla convivenza con il lupo”.
Ne è nata una bella e preziosa chiacchierata con Bruno Viola che è il presidente dell’associazione per la Difesa del Patrimonio Zootecnico dai Grandi Predatori (Adgp) ed è tra i protagonisti dell’accordo, fondamentale, siglato tra Adgp (composta da 8 aziende agricole trentine) e Almo Nature, il colosso del pet food che garantirà a lui e ai suoi colleghi, che si sono accorti che con impegno, passione, cani da guardiana e recinti ben fatti si può combattere e battere il lupo senza fucili e inutili uccisioni, il fondamentale cibo per i loro cani. “Anzi, basta informarsi per sapere che gli abbattimenti rischierebbero di essere più pericolosi che altro – ci racconta – se non studiati più che bene, perché si destabilizzano i branchi e allora lì sì c’è da aver paura perché senza guida gli esemplari rischiano di andare ognuno per conto loro, senza gerarchie e ordine”.
Si sente che Bruno il lupo lo conosce bene, ci vive a contatto, ”anche se con me non si fa mai vedere – spiega – io so che c’è, per esempio la notte, se ne accorgono i cani, me lo segnalano le fototrappole ma lui si fa vedere da tutti tranne che da me perché sa che sono io quello che guida il gregge. Il lupo è furbo, molto. Ma noi pastori possiamo batterlo, basta essere preparati e attrezzati. Ed è questo che mi preme far capire. Tre anni fa in cima alla Vallarsa erano state abbattute oltre una ventina di pecore. Due anni fa ero arrivato io con i cani da conduzione e i recinti ben fatti, senza cani da guardiana e avevo perso 11 pecore. Da quando ho i cani da guardiana, da oltre 1 anno non ho avuto più perdite se non in una notte, era il 30 agosto scorso, quando il mal tempo ha spaccato il gregge, tra vento e pioggia, e ho perso un asino, una pecora e due agnelli. Ma è stato un evento eccezionale. Lavorando sodo e usando i corretti accorgimenti il rischio si riduce moltissimo”.
Bruno ci spiega che al pascolo c’è una vera e propria piramide. Al vertice ci sono le pecore, poi c’è il pastore, poi i cani da conduzione e infine i cani da guardiana. ”Quest’ultimi devono essere in sintonia con tutti gli altri – prosegue – non esiste che un maremmano, per esempio, non lasci lavorare il cane da conduzione e quest’ultimo non risponda alle mie indicazioni. Ma al vertice di tutto ci sono le pecore. Io e i cani lavoriamo per loro e per questo non mi sogno di dire viva il lupo. E’ comunque il mio, il nostro, avversario ma i modi per conviverci ormai sono tanti anche se richiedono impegno. Per i cani da guardiana e i recinti elettrificati, sia mobili che stabili, basta rivolgersi all’istituto foreste e fauna della Provincia. Ma poi bisogna imparare a gestire e crescere i primi e a piantare i secondi”.
I cani da guardiana arrivano direttamente dal circolo del pastore maremmano abruzzese ma, anche se sono linee abituate a vivere tra le pecore e sanno come comportarsi con i lupi, necessitano di abituarsi al gregge e vanno cresciuti nel pieno rispetto dell’animale. ”E’ questo un requisito fondamentale per poter entrare nell’associazione – spiega ancora Bruno – i cani vanno trattati bene e devono essere in salute. Poi consumano un sacco di cibo e per questo l’accordo con Almo Nature è fondamentale perché ci permette di risparmiare sul loro nutrimento. Per quanto riguarda i recinti devono essere ben piantati i paletti, ben tesi i fili, non vanno messi vicino alle rampe. Va tenuto conto delle condizioni atmosferiche, della vicinanza agli alberi. Insomma necessitano di conoscenza e attenzione. Come associazione siamo pronti ad aiutare tutti i nostri colleghi allevatori per spiegargli quello che sappiamo e abbiamo imparato nel tempo. L’unica vera certezza è che sparare non è la soluzione e chi si ferma a piangere, a lamentarsi e a chiedere risposte all’Europa o a chissà chi non riuscirà a difendere davvero i suoi animali che sono il nostro bene più prezioso”.