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Viticoltura biologica a rischio: la Fivi contraria alla riduzione del rame

La Commissione PAFF discuterà domani il rinnovo sull’utilizzo del rame in agricoltura. FIVI chiede il voto contrario dell’Italia

Vigneto biologico a Valdobbiadene

La FIVI torna a scrivere al Ministero. Questa volta lo fa per chiedere il parere contrario dell’Italia alla nuova ipotesi di riduzione delle dosi di rame utilizzabili in vigna.
La Commissione Europea sta infatti valutando in questi giorni il rinnovo della concessione, che scade il primo gennaio 2019, all’utilizzo del rame in agricoltura. La commissione PAFF (Plants, Animals, Food and Feed), nella riunione prevista per domani 24 maggio, proporrà di rinnovare la concessione per soli altri 5 anni invece di 7 e chiederà di ridurre la dose massima di rame utilizzabile da 6 kg per ettaro a soli 4 kg per ettaro. Tale dosaggio andrà poi calcolato non più sulla media dei tre anni, opzione che ha permesso fino ad oggi di poter produrre anche in annate particolarmente piovose e difficili, ma su base annua. “Siamo molto preoccupati – dichiara la Presidente FIVI Matilde Poggi – perché, ad oggi, per i produttori biologici non ci sono valide alternative al rame. Ci sono per i produttori convenzionali, ma sono prodotti chimici di sintesi molto invasivi e residuali. Alcune di queste molecole di sintesi hanno, inoltre, perso la loro efficacia, mentre il rame continua a dimostrare la sua capacità di contrasto alla peronospora. C’è il serio rischio che non si riesca più a fare viticoltura biologica in Europa”.
La FIVI, per la natura stessa delle sue imprese (piccole aziende gestite molto spesso a livello familiare) e per il contatto diretto con i consumatori, è da sempre particolarmente attenta all’ambiente e alla salute delle persone, tant’è che un socio FIVI su due lavora in regime biologico o biodinamico, con una tendenza in netta crescita.
La FIVI chiede a chi rappresenterà l’Italia alla riunione di domani di esprimere parere contrario alle nuove proposte, in modo da mantenere la dose attuale di 6 kg per ettaro sulla media dei tre anni, nell’attesa che la ricerca trovi delle valide alternative all’utilizzo del rame in vigneto.

PFIVI – Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti
La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) è un’associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del vignaiolo di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Per statuto, possono aderire alla FIVI solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri: “Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta”.
Attualmente sono poco più di 1100 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 11.000 ettari di vigneto, per una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. Quasi 80 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale si avvicina a 0,7 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 280 milioni di euro. Gli 11.000 ettari di vigneto sono condotti per il 51% in regime biologico/biodinamico, per il 10 % secondo i principi della lotta integrata e per il 39% secondo la viticoltura convenzionale.

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