Una meteorite del diametro di 4 metri sfreccia alla velocità di oltre 35mila Km all’ora e si schianta nella zona dell’odierna frazione di Bolzano Bellunese. Tutto ciò che si trova intorno brucia, e rimane un cratere di circa 80 metri di diametro. Considerato lo stato di conservazione dell’impronta sul terreno, si presume sia accaduto nel periodo successivo alla glaciazione, quindi compreso tra 11mila e 2mila anni fa. L’ipotesi, avvalorata da una serie di circostanze e rilievi, è dell’avvocato Fabrizio Righes, che per sua passione da decenni oramai si dedica alla fisica e allo studio dei fenomeni naturali.
L’antefatto
Siamo a metà degli anni ’60, nel giardino di una nuova abitazione c’è un ragazzino di 8-10 anni che gioca trascinando una calamita di una vecchia dinamo di bicicletta legata a un filo. Durante il percorso il magnete raccoglie pezzetti di ferro e dei curiosi sassolini porosi. Il ragazzino è Fabrizio Righes, da poco trasferitosi con la sua famiglia dalla frazione di Gioz alla nuova casa di Bolzano Bellunese. Fabrizio nota subito che la “pesca” con la calamita a Bolzano Bellunese è molto fruttuosa. Quei sassolini scuri, infatti, non li aveva mai raccolti in prossimità della vecchia casa di Gioz.
Passa il tempo. Fabrizio ha 20 anni e in un cassetto conserva ancora quegli strani sassolini. Passione e curiosità lo spingono ad approfondire. Come mai – si chiede – in una zona dove vi sono rocce per lo più sedimentarie ci sono tracce di rocce ferrose? Da dove vengono quei sassolini scuri?
La testimonianza
“La mia ipotesi che si tratti di frammenti di meteoriti nasce da allora – racconta Righes – anche perché ci sono meteoriti di due tipi, quelle ferrose e le condriti. Se ci sono frammenti ferrosi, dunque, il cratere d’impatto doveva essere nel raggio di un chilometro. Inizio così le mie escursioni per i boschi e i prati di Bolzano Bellunese in cerca del cratere che però non sono mai riuscito a trovare.
Anche esaminando le fotografie aeree degli anni ’80, non era possibile identificare qualcosa che potesse ricondurre a un cratere d’impatto, perché la definizione delle immagini allora era insufficiente.
La svolta decisiva accade grazie alla tecnologia. Qualche anno fa Google Earth mette in rete le immagini della terra dal satellite che sono di libero accesso. E’ così che finalmente riesco a localizzare con precisione quello che sembra essere un cratere, che si trova proprio nella zona di Bolzano Bellunese, come avevo ipotizzato 40 anni prima.
Ne parlo con un geologo, che però avanza anche altre ipotesi. Quella del laghetto post glaciale, oppure quella di vecchie cave. Ma la forma perfettamente circolare del terreno mi fa subito scartare quella del laghetto. Sull’ipotesi di vecchie cave parlo con gli anziani del paese. Una signora ultranovantenne non ha memoria di cave né ha ricordi che i suoi genitori le ne avessero mai parlato dell’esistenza. Contatto quindi un altro geologo che viene sul posto. Quest’ultimo circoscrive l’origine del cratere a due possibili fattori: o si tratta di un cratere d’impatto, quindi avvalora la mia ipotesi della meteorite. Oppure potrebbe essere , con minore probabilità, una cava e comunque mi sollecita ad approfondire perché anche per lui è comunque una “scoperta” molto interessante.
A far propendere per l’impatto da meteorite – sostiene l’avvocato Righes – sono anche alcune simulazioni a computer che ho effettuato attraverso un sito di una università inglese. I frammenti del meteorite, infatti, sarebbero caduti in un raggio di circa 800 metri, dove, insomma, cinquant’anni fa da ragazzino li ho raccolti con il magnete. Sarebbe interessante se la comunità scientifica si occupasse della questione – auspica Righes – per poter dare una risposta certa sulla natura del cratere. (rdn)