Lo zoccolo storico del Movimento 5 Stelle di Belluno non ci sta alla svolta impressa dalla gestione Di Maio e ritorna, questa volta, sul tema del programma.
“Il neo partito di Di Maio ha inciso anche sul programma addomesticandolo profondamente. Infatti se quello originario era un equilibrato mix di liberismo e anti-liberismo, il programma elettorale della versione 2.0 è neoliberismo puro”.
Lo sostengono i sette attivisti bellunesi Faustini, Masoch, Mellere, Messinese, Salvioni, Tessarolo, e Tezza.
“E’ sotto gli occhi di tutti – prosegue la nota – che il profilo protestatario e popolare del “grillismo” delle origini ha lasciato il posto ad un soggetto tutto proteso a compiacere la borghesia e ad essere accettato dal sistema.
Non potendo, per ovvi motivi di spazio, occuparci di tutti i voltafaccia compiuti dalla cupola a Cinque Stelle, che sono svariati, né parlare del regime interno e della rivelatasi fandonia della “democrazia diretta”. Ci limitiamo a evidenziare quanto dice oggi il Movimento 5 Stelle di Di Maio sull’Unione europea e sull’euro.
Se di segnali, del discutibile passaggio dal no-euro al sì-euro, ce ne sono stati diversi, ora questo passaggio è definitivamente certificato nel programma elettorale dei 5 Stelle a direzione Di Maio.
Che c’è scritto su euro e Unione europea?
Niente, assolutamente niente! Nemmeno una parola su quella che è la questione delle questioni.
Ma anzi Di Maio, dopo aver fatto il giro delle sette chiese per imbonirsi i poteri forti, dopo aver detto colossali scemenze, ha puramente e semplicemente rimosso la questione. Mancanza macroscopica considerato che, più o meno, tutti i competitor chiedono o alludono almeno al “cambiamento dei trattati”.
A riprova di quanto affermato basta confrontare il programma con cui M5S fece il pieno di voti nel 2013 dove si chiedeva almeno un referendum sull’euro, con quello attuale. Adesso non solo ogni riferimento all’euro è scomparso ma, oltre alla sequela di misure economiche e sociali che fanno invidia ai liberisti dei due poli, si promette una “RIDUZIONE DEL RAPPORTO DEBITO PUBBLICO-PIL DI 40 PUNTI IN DIECI ANNI”.
Incredibile! Un taglio LIBERISTA alla spesa pubblica più forte di quello previsto dal famigerato Fiscal Compact. Viene fuori che M5S è il solo partito che chiede il rispetto del trattato-mannaia per l’economia italiana.
I Cinque Stelle, prima di Di Maio, non solo chiedevano un referendum affinché i cittadini decidessero se restare o uscire dall’eurozona, ma ebbero l’ardire di parlare apertamente di uscita dall’eurozona.
L’approdo all’eurismo ha numerose e gravi implicazioni, sostiene tutto il programma elettorale dei 5 Stelle. Scomparsi tutti gli obbiettivi sociali.
Dal “nessuno deve restare indietro” al “chi sta sopra ci deve restare”.
E’ degno di nota che su alcuni punti il programma elettorale è più a destra di quello di Berlusconi e Salvini. Nessun riferimento all’abolizione del Jobs Act e per quanto concerne la Legge Fornero e quella della Buona Scuola non si chiede una cancellazione bensì…”il superamento”.
Qual è dunque la visione del programma 2018? Quella liberista delle mani libere alle imprese in nome del famigerato dogma “più mercato e meno Stato”. Ovvero proprio ciò che ha causato il disastro sociale e il declino nazionale.
Di acqua, in poco tempo, – conclude la nota – ne è passata sotto i ponti.