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La storia degli sci da Zeno Colò a Kristian Ghedina. Sabato e domenica la mostra a Sagrogna

Una mostra che ripercorre la storia degli sci in un’epoca gloriosa che inizia con Zeno Colò e termina con Kristian Ghedina, lungo la linea “dritta” della discesa non ancora segnata dalla sciancratura del mondo moderno. Sci, attacchi e anche scarponi come quello messo a disposizione da Kristian Ghedina e indossato nella famosa spaccata sulla pista Streif.

Appuntamento sabato 27 e domenica 28 gennaio nella corte di un palazzo rurale vicino alla chiesetta nel vecchio borgo di Sagrogna, dove dalle ore 10 alle 22 sarà possibile visitare la mostra intitolata “Da Zeno Colo’ a Kristian Ghedina: gli sci di un’epoca gloriosa”.

Un’iniziativa nata da Tonino Zampieri con l’idea di proporre un evento unico nello stile e soprattutto nel concetto e subito sposata dal gruppo i mulini di Levego e Sagrogna. “Da una passione che nasce ancora quando ero bambino, nel tempo crescendo ho sempre cercato di conservare i ricordi dello sci praticato principalmente nell’infanzia a Sagrogna, lungo i pendii e prati locali, e successivamente in Nevegal lungo le piste dell’amato Colle”, spiega Zampieri. “E da qui nell’estate del 2017 la voglia di riscoprire la passione e ripercorrere la storia dello sci bellunese, quindi ci siamo subito attivati per raccogliere tutti gli sci che normalmente le persone destinano alla discarica, cercando di intercettarli prima della dismissione”.

Un lavoro che ha impegnato gli organizzatori per oltre tre mesi con circa 500 paia di sci donati da privati e raccolti nelle cantine o soffitte delle case. “E’ stata dura, perché tutti i pezzi sono stati recuperati con un’attenta e curata pulizia sia per quanto riguarda lo sci, ma soprattutto per l’attacco e lo scarpone, lavando ogni singolo componente con tanto di grasso e lucido”, prosegue Zampieri.

Pezzi unici nel suo genere e in un certo senso anche di valore storico mondiale, come per esempio la tuta indossata da Kristian Ghedina nell’ultima gara della sua lunga ed importante carriera sportiva, per poi passare al casco con i segni delle bandierine e lo scarpone della famosa spaccata che il Ghedo ha effettuato a 140 km/h sulla famosa Streif.

Ma non solamente sci dritti, bensì anche slittini con pezzi particolari che arrivano dal Canada, da Acireale con un privato che aveva realizzato le lamine con il paraurti di una 600, dall’Austria, da Cortina d’Ampezzo passando infine per il Nevegal e Sagrogna.

E non potevano mancare gli slittini da ghiaccio (ferioi in dialetto) forniti grazie alla collaborazione con Thomas Pellegrini, autore del libro “Lo slittino da ghiaccio nel bellunese” e che nel tempo ha raccolto e catalogato 117 esemplari unici e che partono dal 1908 fino alla fine degli anni 80. “Una raccolta che attende l’interessamento del Comune di Belluno e che dovrebbe essere esposta in un museo permanente, visto che fanno parte della nostra storia e soprattutto cultura dove nelle famiglie la nascita di un neonato veniva abbinata alla messa in lavorazione di uno slittino che sarebbe stato utilizzato successivamente dal bambino”, prosegue Tonino Zampieri.

“Abbiamo raccolto pezzi di marche leader mondali o che hanno fatto la storia negli anni dal 1940 al 1990, molte delle quali sono nella memoria del grande sci ma non più in vendita al giorno d’oggi”, termina Zampieri. “La mostra è stata concepita con un percorso storico che inizia nel ’35 per terminare agli ultimi pezzi creati nella filosofia del dritto, quindi non sciancrato”.

Un successo dove sono stati moltissimi i bellunesi che hanno aderito all’iniziativa, unica nel Veneto e forse anche nel campo nazionale, tanto che il presidente della Fisi Veneto Roberto Bortoluzzi ha fin da subito appoggiato il progetto con la speranza che la mostra possa un giorno divenire permanente e disponibile al grande pubblico di appassionati.

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