La tragica morte di 4 lavoratori alla Lamina di Milano, intervenuta proprio ad inizio del 2018, ripropone a scadenze cicliche il dramma degli infortuni nei luoghi di lavoro e quanto il tema della sicurezza sul lavoro rischi di diventare un solo elemento che fa notizia, nei suoi casi più drammatici, mentre nei fatti invece qualsiasi politica di prevenzione e di tutela dei lavoratori rischia di essere poco incisiva.
Lo diciamo proprio perché ci spiegano che a Milano tutto era in ordine, purtroppo poi qualcosa non ha funzionato, quel gas, l’argon, non doveva essere presente e i sensori non hanno suonato, sarà pur stata la casualità, ma le conseguenze sono state terribili. Vediamo che c’e’ stata la notizia in prima pagina per qualche giorno e poi ora il tema ritorna nell’anonimato della quotidianità e si continua a lavorare come prima. A Milano come organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL abbiamo chiesto di attivare le stesse modalità di gestione delle politiche della sicurezza sviluppate durante le varie fasi dell’EXPO, politiche che hanno di fatto abbassato il numero complessivo degli eventi infortunistici, pur dentro un cantiere di dimensioni notevoli quale appunto quello dell’esposizione mondiale.
Il modello è semplice, quello di puntare ad un obbiettivo di sicurezza nei luoghi di lavoro come obbiettivo primario, in cui le fasi di controllo e di agibilità degli stessi sindacati risulti piena, oltre a quelle dei servizi pubblici specializzati nel compito di prevenzione degli infortuni. Un modello di relazioni tra le parti sociali e istituzioni partecipativo, fortemente imperniato nel dare priorità alla soluzioni al problema del rischio infortuni, quella priorità che non sempre è al centro delle politiche di produzione o di gestione dell’organizzazione del lavoro, in special modo quando si parla di appalti ed esternalizzazioni.
Ad esempio porto, anche se non bisogna mai accontentarsi dei risultati raggiunti, l’esempio veneto sulla bilateralità nell’artigianato e nell’edilizia con la costituzione dei RLST (rappresentanti territoriali dei lavoratori alla sicurezza), che hanno prodotto cultura e coinvolgimento vero, nelle soluzioni e nella messa a regime dell’applicazione delle leggi sulle tutele del lavoratore rispetto al rischio infortuni e malattie professionali.
Infatti oggi, a pochi giorni dalla pubblicazione dei dati INAIL-provvisori e quindi solo indicativi dell’andamento del 2017- possiamo dire che l’anno appena trascorso ha visto nel Veneto un lieve calo degli infortuni mentre si registra una crescita delle malattie professionali. Le denunce di eventi infortunistici sono 390 in meno sui 74.510 ancora registrati del 2016 (-0.5%), e le malattie professionali richieste salgono a 3536 con un +8.13% sul 2016.
Come tutti sappiamo sono dati modificabili, in fase di definizione alcune di queste denunce non saranno accolte, ma possiamo affermare come prima analisi che il dato sugli infortuni risulta in controtendenza rispetto all’anno precedente, soprattutto alla luce delle aumentate ore di lavoro che abbassano l’indice di frequenza.
Allo stesso tempo non vedo una vera inversione di tendenza, soprattutto sapendo che in settori storicamente a rischio come l’industria (+3.85%), maggiormente colpite le lavorazioni meccaniche del metallo (+3.2%) e dei macchinari (+5.8%) per il secondo anno il dato è comunque in crescita; come in crescita risultano gli eventi nelle lavorazioni nei magazzini e nei trasporti (+9%), dove sovente vediamo operazioni di riorganizzazione del ciclo produttivo che prevede l’esternalizzazione del lavoro a società esterne; in controtendenza il calo nelle costruzioni- forse dovuto alla stasi del settore e all’azione degli enti bilaterali che citavo prima- e nel settore dei servizi, in particolare nel commercio, che invece da anni vedeva una crescita di denunce infortunistiche.
Altri elementi di riflessione ci vengono dalla crescita degli eventi tra i lavoratori stranieri, extracomunitari e non, e in calo tra gli italiani, inoltre crescono nelle fasce d’eta’ over 50 anni di oltre 600 casi ( +3%) e seppur di poco tra i giovani fino a 24 anni, mentre calano nella zona intermedia tra i 24 e i 50 anni.
Il numero di morti da infortunio cala da 119 eventi a 91, con una crescita di casi tra gli stranieri, mentre a Belluno rimane inalterato a 6 come nel 2016.
In generale Belluno denuncia un calo sia di denunce di infortuni come di malattie professionali; 2811 infortuni rispetto ai 2873 del 2016 (-2.2%) e 198 malattie professionali nel 2017 rispetto alle 224 dell’anno precedente (-11.6%).
In senso più generale da evidenziare come sul dato Veneto di malattie professionali siano in calo le denunce di tumori (-22), crescono le malattie osteomuscolari (errate posizioni lavorative o ripetitività del movimento) (+ 182, +9%) e quelle del sistema respiratorio (+20%) e della cute (+21, +49.75%).
I dati sono utili ed indispensabili per indirizzare buone e nuove politiche di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, un pezzo importante lo stiamo facendo con gli organi istituzionali quali Spisal, INAIL, un altro pezzo lo vogliamo migliorare entro il rapporto con le aziende stesse, nell’applicazione del decreto 81/2015, di sicuro non si deve abbassare la guardia, non bisogna attendere eventi drammatici come quelli della Lamina di Milano per dare priorità assoluta alla vita e alla sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro.
Mauro De Carli- Segretario Generale CGIL di Belluno