Proverei ad analizzare i dati dell’ultima trimestrale 2017 fornita da Veneto Lavoro sulla situazione occupazionale nel Veneto e a Belluno, per cercare di capire alcune linee di tendenza anche per il prossimo 2018 e le dinamiche del mercato del lavoro.
Il dato complessivo Veneto sino da inizio 2017 sino al mese di settembre evidenzia una ripresa consistente degli occupati e delle assunzioni, tanto che il saldo degli occupati in Veneto dal 2008 ad oggi risulta positivo per 44.872 posizioni; contrariamente al dato regionale, Belluno perde 2766 posti di lavoro dal 2008.
In verità si sono registrate negli ultimi due anni delle crescite consistenti di assunzioni su tutti i territori, Veneto + 39.000 addetti sul 2016 e 151.000 sullo stesso trimestre del 2015, con Belluno con un +9.6% sul 2016 e + 14% sul 2015) collocate per il Veneto in maggioranza nei settori dei servizi,+28.400 di cui 12.500 nel commercio( dato 2017) , seguite dall’industria ( +10.300 che segna un solo calo nel tessile abbigliamento).
A Belluno questo dato del 2017 è altrettanto positivo rispetto allo stesso trimestre 2016, con un +9.6% (+2.180) complessivo di nuove assunzioni, di cui 14.840 a termine (+10%), 6710 somministrate (+11.4%) e sostanziale parità nei contratti a tempo indeterminato (2.455 con -1%)
Questa nuova vivacità occupazionale è abbinata alla preponderanza della precarietà occupazionale; infatti il 59,7% dei soli contratti a tempo determinato, piu’ il 27.1% dei contratti di somministrazione distaccano abbondantemente i contratti a tempo indeterminato che sommano solo il 9,9% (2.455) delle assunzioni complessive, sempre più in calo negli ultimi anni.
Il significato è chiaro, finiti i larghi incentivi del JOB ACT (18 Miliardi spesi dallo stato per favorire le assunzioni fisse), pur con un contratto a tutele crescenti che elimina la sicurezza del posto di lavoro prevista dall’art. 18, gli imprenditori vogliono mani libere sul lavoro ( e lo dicono chiaramente quando chiediamo loro conferma di questa nostra supposizione), pagano maggiori compensi alle agenzie interinali, ma preferiscono la fabbrica flessibile e precaria.
Che le stabilizzazioni a tempo indeterminato siano poche lo si evince da un secondo dato colto dentro le statistiche di Veneto Lavoro: il numero delle cessazioni di contratto è sempre superiore a quello delle assunzioni (26.200 contro 24.780 a BL). Il saldo quindi tra assunzioni e cessazioni è negativo, diventa quindi logico pensare che i posti di lavoro fissi persi (per dimissioni, licenziamenti o pensionamento) vengano reintegrati solo con contratti precari (a termine). Lo dimostra che a Belluno sino a settembre 2017 registriamo ben 20.245 cessazioni per scadenza del termine, cioe’ il 77,3% del totale delle cessazioni avvenute (26.200). Significa che nel corso dell’anno molti rapporti di lavoro si interrompono e si riaccendono piu’ volte, anche con brevi stacchi tra l’uno e l’altro, anche con lo stesso datore di lavoro.
L’ultima considerazione riguarda la crescita dei contratti part-time, dal 2008 al 2016 sono cresciuti a Belluno di 2.624 unità, mentre sono calate di 4.446 posizioni le postazioni lavorative Full-Time. Anche qui il significato è semplice; il recupero di posti di lavoro complessivi tanto decantato rispetto al 2008 (aldilà che a Belluno ancora non si è concretizzato del tutto), non significa che si siano recuperati concretamente gli stessi volumi di “lavoro”. Infatti le ore le ore lavorate da tanti part-time , non costituiscono la stessa massa di lavoro effettuata nel 2008, anzi la stima su base nazionale delle ore mancanti denuncia una differenza equivalente di ancora più di un milione di posti di lavoro (stime CGIL nazionale).
Un ultimo dato infine dimostra come sia complicato rioccuparsi per la classe Senior di disoccupati; la permanenza in questo stato, per chi ha superato i 55 anni di vita, supera la durata di due anni per almeno il 41.9% del totale dei disoccupati di questa classe di eta’ (Senior), mentre per altri classi d’eta’ la percentuale risulta fisiologica- sotto il 27%.
A fine anno quindi possiamo essere poco felici del solo aumento del dato occupazionale, visto che si sono persi per strada la sicurezza del posto di lavoro (pochi tempi indeterminati), si vive nella precarietà più alta degli ultimi dieci anni e i redditi medi scontano la debolezza di orari medi più bassi rispetto al 2008, orari dettati da part-time involontari (cioe’ non voluti dal lavoratore sulla base di proprie esigenze di vita o famigliari), imposti da un sistema produttivo sempre più “ povero”, instabile e favorito da una legislazione che non tutela i diritti dei lavoratori.
Mauro De Carli – CGIL Belluno