Belluno 17 dicembre 2017 – “Renzi è un giovane capace, ma quando è stato attaccato dalla stampa ha mostrato un temperamento antipatico e ha smesso di ascoltare quello che dice la gente. Un po’ come Pannella quando chiedeva e otteneva dal governo ciò che aveva richiesto e poi, non contento, rilanciava. Berlusconi non ha fatto nulla e non farà nulla se dovesse ritornare”.
Ha iniziato così la carrellata di ritratti di uomini politici e personaggi celebri tratti dai suoi libri “Cento vite con il punto interrogativo” e “Chiaro Scuri” Giancarlo Perna, giornalista, scrittore, relatore sabato pomeriggio al Centro Giovanni 23mo di Belluno, alla rassegna culturale I Grandi incontri di Liberal Belluno, con moderatrice la giornalista Daniela De Donà.
“Mario Draghi, presidente della Bce, è l’italiano più potente al mondo. Considero Draghi una buona difesa per l’Italia se rimane fuori dall’Italia. Perché se diventasse uomo di governo sarebbe un rigorista, un Monti-bis, e l’Italia non ha bisogno di economisti al governo, ma di bravi politici. Con la politica del rigore rischieremo la fine della Grecia. Quello che conta per l’affidabilità dell’Italia è il pagamento del debito alla scadenza”.
Del nuovo, Di Maio e Salvini, Perna prende le distanze “Non affiderei né a uno né a l’altro l’Italia”.
“Soffriamo della carenza di politica – prosegue Perna – l’ultimo politico vero è stato Craxi”.
Nel 1992 Soros, finanziare americano di origini ungheresi con un patrimonio da 14 miliardi di dollari, provoca la svalutazione del 30% della lira vendendo la nostra moneta allo scoperto per comprare dollari. Ciampi, governatore della Banca d’Italia, per sostenere il cambio è costretto a vendere 48 miliardi di dollari di riserve. Ma non basta ad evitare l’estromissione della lira dal sistema monetario europeo. “In quei giorni, era il 14-15 settembre del 1992 mi trovavo a Berlino – racconta Perna – c’erano Craxi, Occhetto e Vizzini, si discuteva dell’entrata dei comunisti nel filone socialista. Ebbene, quando arriva la notizia del crollo della lira Occhetto e Vizzini impallidiscono e tremano, preoccupati del conto dell’albergo da pagare. Solo Craxi si dà da fare attaccandosi al telefono per cercare di risolvere il problema”.
“Andreotti, uomo dalle 7 vite, imperturbabile e fatalista, come politico è sempre stato un disastro. Spadolini, uomo di grande cultura, non si è distinto particolarmente nell’azione di governo. Dopo la sua morte è stato dimenticato da tutti. Sotto il suo mandato con ministro del Tesoro Andreatta è stato fatto il divorzio tra Banca d’Italia e governo. Prima la Banca d’Italia comprava il debito emettendo moneta, facendo così salire l’inflazione. Con la separazione questo non era più possibile e da lì inizia il grande debito pubblico. Siamo passati dalla padella dell’inflazione alla brace del debito pubblico”.
“La Boldrini ha un’idea dell’Italia tutta sua, considera la Penisola una grande piattaforma di attracco per i barconi dei migranti”.
“Abbiamo politici, insomma, che anziché ascoltare il popolo, sono lì per affermare la loro personalità. Politici sordi, inaccettabili”.
“Roberta Pinotti, ministro della Difesa, il suo nome girava quale candidata alla presidenza della Repubblica dopo Napolitano, è benvoluta dal mondo militare, a differenza del suo predecessore La Russa, tremendamente ondivago, insopportabile per i militari. Tra le donne importanti nella politica sicuramente Rosy Bindi, di grande temperamento e proprio per questo considerata antipatica, ma l’unica ancora in sella. La Bonino è una rappresentante dell’Europeismo, dei grandi gruppi di interessi, dei Soros, del globalismo elitario che cerca di cambiare i connotati alle nazioni. Dichiarò che l’Europa avrà bisogno di 50 milioni di immigrati entro il 2050. Sostenne il Tribunale dell’Aja, che finora ha solo condannato europei. Gli americani arrestano e consegnano gli imputati a questo tribunale che loro stessi non riconoscono”.
“Gad Lerner, un bravo giornalista, fece il barbone per 15 giorni e poi scrisse il pezzo. Non sta simpatico, ma a lui non importa nulla. Montanelli, infinitamente più simpatico, un grande direttore. Dei politici con lui potevi scrivere quello che volevi. Mi fermò solo un articolo sui burocrati. ‘I burocrati – mi disse – sono la spina dorsale del Paese, la stampella dell’Italia, non li possiamo attaccare’. Il giorno dopo scrisse lui l’articolo come io avrei dovuto scriverlo, cosa che nessun direttore di giornale si prende la briga di fare. Nella sua cameretta alla sede de Il Giornale aveva il busto di Stalin…perché – diceva – aveva ucciso più comunisti lui che tutti gli altri”.
“Gianni Agnelli “l’avvocato”, un imprenditore mediocre, che assecondò il potere della Dc e per la pace sindacale avallò la scala mobile che produsse nuova inflazione”.
“Pertini era una meraviglia per i cronisti, gli facevi qualsiasi domanda e uscivano dei pezzi formidabili. Da presidente non fece errori particolari ed era amato dagli italiani. Cossiga, nella parte finale del suo mandato temeva di fare la fine di Leone. E allora si difese attaccando, e iniziò ad esternare e picconare. In veste di presidente del Consiglio superiore della magistratura mandò i carabinieri fuori del Palazzo dei Marescialli pronti a intervenire qualora gli alti magistrati avessero voluto avviare una discussione politica che non competeva loro”. Era successo che Craxi aveva sollecitato la definizione del caso Tobagi, il giornalista scrittore ucciso nel 1980 da un gruppo dell’estrema sinistra e Cossiga non voleva pressioni del Csm su una questione essenzialmente politica.
“Scalfaro, spiritosissimo nelle assemblee parlamentari e odioso come presidente della Repubblica. Non sopportava Berlusconi. Ciampi, ricordato per aver riportato l’amor patrio, l’orgoglio d’essere italiani. Napolitano, a lui viene attribuita la responsabilità di aver esautorato la politica dopo la caduta di Berlusconi nella scelta dei successivi presidenti del Consiglio. Mattarella, un presidente nella media, salvo le banalità che dice”.
(rdn)