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Frana di Perarolo. Scheda tecnica degli interventi

Venezia, 14 dicembre 2017  –  Sulla frana di Perarolo i competenti uffici della Regione hanno predisposto la seguente nota tecnica:

A seguito dell’evento verificatosi nell’autunno del 2.000 furono attivati dal Genio Civile di Belluno tre distinti interventi di somma urgenza. Con tali interventi si è provveduto a rimuovere il materiale caduto in alveo dal fronte di frana (circa 3.000 mc), realizzare un rilevato in sponda dx finalizzato al contenimento di eventuali ulteriori cadute di materiale dal fronte frana, il disgaggio ed una prima profilatura del fronte di frana, l’esecuzione di opere di drenaggio superficiale per un importo complessivo di circa 300.000 €.
Nel 2001 sono stati terminati dal Genio Civile di Belluno i lavori per lo spostamento al di fuori dell’area di frana del tornante della ex ss 51 di Alemagna “Cavallera” per l’importo complessivo di circa 258.000,00 €.

Sulla base di un’attività di consulenza affidata all’Università di Padova – Dipartimento di Geoscienze dalla Direzione Difesa del Suolo della Regione sono stati avviati a partire dal 2004 interventi volti al consolidamento del corpo di frana (pali jet e triplette di micropali) dapprima testati mediante un campo sperimentale (indagini, monitoraggi e opere sperimentali) e successivamente estesi all’area di frana. L’importo complessivo degli interventi, ultimati alla fine del 2011, ammonta a circa 1.500.000 €.
Oltre alle campagne effettuate nel tempo, (vedasi rif. Archivio Dipartimento Geologia e Georisorse – Regione Veneto), nell’ambito del campo prove sperimentale del 2005 è stato inoltre installato un primo sistema di monitoraggio in continuo degli spostamenti superficiali, mediante una piccola rete GPS fissa costituita da una stazione di riferimento (Master), ubicata al di fuori del fenomeno franoso, e da due stazioni (Rover) poste sulla frana

Nonostante gli interventi eseguiti, la complessità e l’evoluzione del movimento franoso hanno indotto nel 2010 la Direzione Difesa del Suolo ad affidare un’ulteriore studio al Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, finalizzato alla valutazione degli scenari evolutivi del versante. Le conclusione dello studio hanno evidenziato una sostanziale impossibilità di realizzare interventi risolutivi sul corpo di frana, atti a bloccare il movimento del versante, indicando la necessità di prevedere l’attivazione di un sistema di monitoraggio ed allarme e la realizzazione di interventi passivi in corrispondenza dell’alveo del T. Boite.
Al fine di integrare il monitoraggio esistente con un’ulteriore misura in continuo che permettesse un’elaborazione in tempo reale dei dati e l’attivazione di una messaggistica di allertamento, nel 2011 l’Ufficio dell’ex Genio Civile di Belluno ha previsto l’installazione di tre sezioni di misura attrezzate con estensimetri a filo, ancorati su elementi strutturali esistenti nella parte di coronamento della frana, nonché il posizionamento di due clinometri da parete sul cordolo in calcestruzzo, realizzato a sostegno della linea ferroviaria, ora dimessa.

Nel 2012 è stato affidato, dalla Direzione Difesa del Suolo, uno studio di prefattibilità relativo ai possibili interventi di mitigazione per gli scenari di rischio geologico ed idraulico e di consolidamento dell’abitato di Perarolo di Cadore.
L’incarico per la progettazione preliminare degli interventi per la mitigazione del rischio geologico, idraulico e di consolidamento dell’abitato di Perarolo di Cadore (BL) è stato poi affidato alla società SGI di Sarmeola di Rubano (PD).

A novembre 2013 è stata installata una stazione totale robotizzata, che permette il monitoraggio in continuo di un numero elevato di punti dell’area in frana (nello specifico 31), che si affianca ai due sistemi di monitoraggio in continuo già presenti: GPS ed estensimetri.
Nel 2014 la Direzione Difesa del Suolo affida al Dipartimento di Georisorse dell’Università di Padova l’incarico per definire le soglie di allertamento ed allarme del sistema di monitoraggio con stazione totale robotizzata. I risultati della convenzione hanno, inoltre, definito un nuovo modello geologico della frana della Busa del Cristo, la sua cinematica e le relazioni tra spostamenti e precipitazioni.

Nel 2016, è stata avviata, internamente, una progettazione definitiva che prevede interventi di regimazione delle acque meteoriche, per ridurre l’infiltrazione delle stesse nel corpo di frana (quindi limitando una delle concause del fenomeno franoso) e di implementazione dei sistemi di monitoraggio ed allarme già esistenti.
La progettazione di cui sopra, inserita nel programma Statale RenDIS “interventi per la riduzione del rischio idrogeologico e della erosione costiera Centro-nord”, prevede un importo pari ad 1.000.000,00 € ed è stata approvata dal Ministero dell’Ambiente ed è ancora in attesa della concreta assegnazione del finanziamento.

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