Gli amici bellunesi, in pensione da qualche anno, si fanno una bella vacanza da oggi al 10 dicembre come i più fortunati possono permettersi. Io intanto pregusto il piacere della neve per un paio di giorni nel w-e e poi per il prossimo ponte dell’Immacolata si vedrà.
Mi suggeriscono di portare tutta l’attrezzatura per ciaspolare o a scelta per una sciata: preferisco da anni la prima opzione che mi consente di immergermi nella natura senza folla né code.
Mi propongono un bel percorso di difficoltà media che conduce a uno dei rifugi più antichi delle Dolomiti, il Rifugio Venezia, che circonda il Pelmetto, vetta minore del più maestoso Pelmo, dove un grosso masso conserva le testimonianze del passaggio di alcuni dinosauri risalenti a 220 milioni di anni fa.
Decidiamo di partire di buon’ora dal parcheggio di Forcella Staulanza: ci immettiamo nel sentiero n. 472 dell’Alta Via n. 1 che, dapprima per un prato innevato e poi attraverso il bosco, circumnaviga il Pelmetto: qui in primavera ed estate quando la coltre di neve ancora non ammanta la zona, con una breve variante segnalata, è possibile ammirare il masso che riporta le orme dei dinosauri. Fu Vittorino Cazzetta da Pescul qualche decennio fa a scoprire che le fossette ben visibili erano tracce del passaggio di almeno tre dinosauri che si trovavano a “girovagare” sul fango del bagnasciuga ben duecentoventi milioni di anni fa. Il museo civico della Val Fiorentina è dedicato proprio al Cazzetta che scomparve misteriosamente tra le sue montagne e fu ritrovato dopo un anno di ricerche: nel museo si trova anche “l’uomo di Mondeval” cacciatore di epoca mesolitica, perfettamente conservato col suo corredo funerario rinvenuto nel 1985.
La passeggiata continua tra chiacchiere e soste fino ad oltrepassare il Col de le Crepe e il Passo Rutorto per poi giungere al Rifugio Venezia, meta finale e punto di passaggio di numerosi sentieri tra cui l’Alta Via delle Dolomiti n.1 e n.3. costruito nel 1892, è uno dei primi rifugi delle Dolomiti. Attualmente è il secondo rifugio più antico, dopo il Locatelli-Innerkofler, costruito nel 1883 nell’allora territorio austriaco. Situato sul lato est del Pelmo, sorge a 1946 m di altitudine ed è intitolato ad Alba Maria de Luca, un’alpinista precipitata nella via normale Innerkofler-Eötvos alla Croda da Lago.
Leggiamo tutte queste informazioni su un bel cartello didattico interno al rifugio, mentre siamo in attesa che ci servano quanto ordinato: polenta e pastin per tutti con del buon rosso; per finire in bellezza una crostata di ricotta e uvetta.
Poi non ci farà paura il freddo che c’è all’esterno, né la camminata di ritorno. Nel caso non riuscissimo, il gestore ci dice che è attrezzato anche per l’ospitalità notturna con 74 posti letto d’estate. Il bivacco invernale invece ha 8 posti letto: è intitolato a Giacomo Penso “Sigalon” uno dei 16 soci fondatori del mitico gruppo Rocciatori “Gransi” della sezione CAI di Venezia.
Non possiamo fermarci, non abbiamo quanto ci sarebbe utile per la notte né l’avevamo previsto. Ci avviamo invece subito per il ritorno, che ci vede, come al solito, euforici, specie G* e L* che hanno casa a pochi km. Io invece dovrò ridiscendere in pianura, dove la città mi accoglierà col suo solito traffico e smog, pronta al lunedì imminente.
Bruna Mozzi