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Sappada è un punto di non ritorno. Irma Visalli: “È finito il tempo delle domande. È arrivato quello delle risposte” 

Irma Visalli

“Il voto di Sappada è un punto di non ritorno. Non perché creda che ci sarà effettivamente l’effetto domino, ma perché questa vicenda va letta e collocata nel solco della storia delle battaglie fatte per l’autogoverno del territorio bellunese, dal voto di Lamon ad oggi”.

Lo sostiene Irma Visalli, Responsabile montagna dell’esecutivo del PD del Veneto.

“In tal senso il caso Sappada mette in luce l’incapacità di parte della politica e delle istituzioni di essere conseguenziale ai propri atti. Avviene come se dal giorno del referendum ad oggi né Regione Veneto né Stato avessero strumenti nuovi per rispondere a quell’evidente necessità della montagna di essere governata con criteri, politiche e risorse adatti alla sua particolarità. E come se anche noi, come PD, non avessimo prodotto nulla fin qui.

Invece – prosegue Irma Visalli –  grazie ad importantissime battaglie politiche fatte per dare concrete risposte alle richieste a monte dei referendum, oggi vi sono atti e leggi nati proprio per rispondere a quelle domande referendarie: pensiamo al difficile riconoscimento della specificità bellunese nello Statuto regionale del Vento a cui è seguita una legge regionale specifica, la legge 25/ 2014. Oppure alla importante inserimento nella legge Delrio del riconoscimento delle province speciali montane, Belluno Sondrio e Verbania.

Il caso Veneto in tal senso è veramente paradigma di quanto si possa fare dell’autonomia uno slogan da tirare a proprio piacimento: come fa Zaia a portare Sappada come esempio di sordità di Roma quando egli non attua le SUE stesse leggi? come fa a promuoversi paladino dell’autonomia se non da’ quanto dovuto alla Provincia di Belluno tanto a costringerla a fare un parallelo referendum il 22 ottobre nonostante quanto le sia dovuto PER LEGGE ?

Ma la lezione di Sappada non risparmia nessuno: anche il Governo deve attuare quel riconoscimento delle province speciali montane e dare seguito con fatti all’evidente differenza di questi territori rispetto all’insieme del Paese Italia E ripensare anche alla necessità che queste Province montane si autogovernino anche con un ripensamento all’elettività diretta, come il PD provinciale ha richiesto con la firma di tutti gli elettori in occasioni delle primarie del 2013.

Allora diciamolo tutti e tutti in coro:
Basta battaglie per fare nuovi documenti di partito. Basta battaglie per nuove leggi e nuovi riconoscimenti.
Si attui quello che esiste con uno sforzo aggiuntivo di ascolto vero delle istanze della montagna, come quello che il nostro segretario regionale Bisato ha avviato con la sua presenza ai nostri incontri territoriali.
Oggi dobbiamo “solo” e di più battagliare per riscuotere gli esiti delle lotte fatte e che ci hanno visto, come PD, protagonisti. Diamo vigore e vita ai risultati già conseguiti: l’attuazione della legge 25/14 in Regione e la differenziazione delle politiche nazionali per la provincia speciale montana come riconosciuta dalla legge Delrio.

Il primo passo, quindi, è spingere perché la Regione, come dice Bisato (Segretario regionale Pd Veneto ndr), mettere Belluno come capitolo speciale e distinto nella contrattazione con lo Stato affinché Belluno possa avere la responsabilità piena del proprio destino con competenze e risorse che le già sono dovute dalle leggi della Regione stessa . A questo il Governo aggiunga ricadute concrete del riconoscimento dato alle provincie montane, ripensi all’architettura istituzionale e alla necessità di ampliare la legittimità politica all’Ente provinciale con elezioni di primo livello.

Saremo in prima linea in questo – conclude la Responsabile montagna dell’esecutivo del PD del Veneto – partendo anche dal nostro partito che, a livello nazionale, credo debba rispettare la voce e le decisioni assunte in Veneto e a Belluno. Non possiamo sempre partire da zero. Lo dobbiamo a chi, nel tempo si è battuto per questo e per quelle migliaia di bellunesi che hanno messo una firma sulle richieste referendarie comunali e provinciali.
Sappada è un punto di non ritorno. È finito il tempo delle domande. È arrivato quello delle risposte”.

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