Un’altra settimana, ma il tempo e la pazienza sono finiti: su Sappada non si può più rinviare. Lo ribadisce il parlamentare veneto del Movimento 5 Stelle Federico D’Incà, che conferma come la Commissione odierna sull’argomento abbia deciso per un rinvio alla settimana prossima. Se tutto andrà come deve andare si potrà arrivare in aula mercoledì per il voto finale sul passaggio di Sappada in Friuli.
La Commissione Affari Costituzionali ha chiesto alla presidente della Camera di fornire questa informazione alla Regione del Veneto, chiedendo al governo regionale di esprimere un parere entro la settimana prossima.
La Regione ha quindi pochi giorni a disposizione per esprimersi su Sappada: il governo veneto e il consiglio regionale hanno l’obbligo morale ed etico di rispondere in tempi brevi e di chiudere finalmente un percorso che dura da quasi 10 anni.
“La Lega è spaccata – sottolinea D’Incà – la Lega romana e friulana sono per il sì, mentre dalle parole di Zaia e dall’intervento di Ciambetti si capisce che il parere del partito in Veneto è negativo. Vi è un forte scontro nella Lega su questo argomento perché a Venezia stanno tentando di mettere i bastoni fra le ruote a Sappada”.
E se il parere veneto fosse negativo?
“Il parere – continua il parlamentare – è obbligatorio, ma non vincolante. Finalmente abbiamo capito che le nostre comunità di confine possono, con lo strumento del referendum dopo aver avuto il parere positivo o contrario che sia, arrivare alla votazione in parlamento. Ma non possono più passare 9 anni dal referendum all’atto finale, altrimenti non si risponde alle esigenze dei cittadini”.
“A questo punto – conclude il deputato – è necessario creare un fondo per i Comuni che confinano con il Friuli in modo da fermare l’emorragia ed è indispensabile farlo subito, in modo che il fondo sia attivo fino a quando non saranno ben definite le maggiori competenze del Veneto e di Belluno nell’ottica dell’autonomia. Altrimenti se ne andranno in tanti, e non sarà possibile fermarli”.