Un sistema di raccolta rifiuti frammentato, la questione irrisolta della costosa discarica dismessa di Cordele, i crediti vantati da Provincia e Dolomiti ambiente su parte dei Comuni e la mancanza di trasparenza.
Sono queste le questioni bollenti poste dall’Associazione Vivaio Dolomiti, secondo la quale, in assenza d’interventi, si va profilando una situazione simile a quella già vista con la vecchia gestione dell’acqua di Bim Gsp, dove, controllati e controllori erano sempre i sindaci, con il risultato di un profondo rosso di un’ottantina di milioni. Debiti accumulati a causa di inerzie ingiustificate, che poi vennero fatti pagare ai cittadini attraverso l’aumento delle bollette.
La situazione rifiuti e gli attori in campo sono per certi versi molto simili al caso Gsp. Anche qui, infatti, siamo in presenza di enti locali, Comuni debitori, Provincia creditrice e società a capitale pubblico. Intendiamoci, per ora si parla di debiti di alcuni Comuni per un totale di un paio di milioni. Ma è una situazione che richiede certamente l’attenzione della politica per evitare che degeneri.
Gianni Pastella propone la costituzione di una commissione guidata dal sindaco di Belluno affinché venga elaborato un progetto razionale e complessivo dei rifiuti che stabilisca per i 200mila abitanti della provincia modalità e criteri sulla raccolta, cosa differenziare, cosa riciclare ecc.
Paradossale la situazione di Ponte nelle Alpi. Il Comune salito agli onori della cronaca per essere il più virtuoso d’Italia, il Comune più riciclone. Peccato – fa notare la consigliera di minoranza di Ponte Diana Broi – che il costo della raccolta porta a porta sia il doppio degli altri Comuni.
L’ingegner Piero Balzan, ex assessore provinciale all’Ambiente, ricostruisce l’incredibile vicenda della discarica di Cordele, dismessa intorno agli anni 2003/2004 senza che nessuno abbia mai provveduto a redigere l’atto formale di chiusura, con i successivi adempimenti. Così il Comune di Belluno non può accedere ai fondi “post mortem” immobilizzati in Provincia previsti per il trattamento del percolato, ossia quei liquidi che si formano nelle due vasche sature di rifiuti provenienti dai vari Comuni della provincia. E si ritrova a dover spendere dai 300mila ai 400mila euro l’anno per il trattamento del percolato, a carico dei cittadini del Comune di Belluno.
E allora le richieste dell’Associazione Vivaio Dolomiti gli amministratori pubblici di Provincia e Comuni sono le seguenti.
Perché a distanza di oltre un decennio non si è inoltrata la pratica di chiusura della discarica di Cordele? Se ci sono i soldi depositati in Provincia per pagare il “post mortem” della discarica, perché far pagare ancora i cittadini di Belluno? A quanto ammontano i crediti vantati dalla Provincia e da Dolomiti Ambiente nei condronti dei Comuni?