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Industria 4.0. Confindustria e Intesa San Paolo presentano a Belluno l’accordo “Progettare il futuro”, 12 miliardi per le imprese del Veneto

Palazzo Doglioni Dalmas sede di Confindustria

Belluno, 17 ottobre 2017 – È stato presentato oggi a Belluno, con la collaborazione di Confindustria Belluno Dolomiti, l’accordo triennale tra Confindustria Piccola Industria e Intesa Sanpaolo “Progettare il futuro”, dedicato alla competitività e alla trasformazione delle imprese per cogliere le opportunità offerte dalla ‘quarta rivoluzione industriale’.

La partnership, che mette a disposizione un plafond triennale nazionale di 90 miliardi di euro, dei quali 12 miliardi destinati alle aziende di questo territorio, viene presentata dentro i luoghi deputati ad accogliere e far proprie le finalità dell’accordo: le imprese. Alla presentazione, svoltasi presso la Meccanostampi Srl di Limana (Bl), hanno partecipato Luca Barbini, presidente Confindustria Belluno Dolomiti, Daniele Borghi, Osservatorio Innovazione Intesa Sanpaolo, Fabrizio Alfano, direttore commerciale imprese di Intesa Sanpaolo, Alberto Baban, presidente Confindustria Piccola Industria, Alberto Bettella, ceo T4i, Alessandro Beghi, professore ordinario Sistemi e Controlli Automatici Facoltà Ingegneria di Padova, Stefano Giacomelli, general manager Sinteco-Bucci, Ludovico Trevisson, amministratore unico Meccanostampi. A moderare il giornalista Domenico Lanzilotta.

Per l’industria italiana, costituita soprattutto da pmi, lo sviluppo di Industria 4.0 e il relativo Piano del Governo possono essere la strada per recuperare competitività e per creare nuovi posti di lavoro grazie a elevate competenze, nuovi modelli di business e tecnologie innovative. Le opportunità di sviluppo per le realtà aziendali che riusciranno a cogliere questa sfida sono enormi, ma richiedono un intervento a tutto tondo, con investimenti in capitale fisso e immateriale, soprattutto in ricerca, innovazione e formazione, nonché

trasformazioni organizzative e una continua attenzione alle evoluzioni in corso. Occorre partire subito perché le tecnologie sottostanti Industry 4.0 necessitano di 10-15 anni per raggiungere la completa maturità nel mercato ed essere pienamente efficienti.

Alberto Baban presidente della Piccola Industria di Confindustria: “L’imprenditore innovativo si interroga sul futuro per risolvere i problemi del presente. Non è più pensabile concentrarsi sul quotidiano perseguendo il modello ‘business to business’. E non solo, anche quello ‘business to consumer’ è superato. Si è ormai realizzata una inversione totale del paradigma: siamo passati al ‘consumer to business’. Oggi è il consumatore che ci dice come trasformare l’azienda di domani. Con la globalizzazione si è avviato un cambiamento irreversibile che ha visto entrare nel mercato nuovi protagonisti, uno su tutti la Cina. Noi, invece, siamo rimasti focalizzati sui problemi del mercato interno e abbiamo perso di vista cosa stava succedendo nel mondo. Ora l’unica vera domanda da farci, come imprenditori, è quanto mercato c’è per i nostri prodotti o per i settori in cui operiamo. Analizzando i consumatori un’azienda può facilmente passare da dieci a 100milioni di fatturato. Questa moltiplicazione è possibile grazie al 4.0 e attraverso la spinta di una finanza innovativa e consapevole. L’accordo con Intesa Sanpaolo, che abbiamo presentato oggi, punta proprio a trasformare il dialogo tra banca e impresa per raccogliere la sfida della trasformazione digitale”.

Luca Barbini, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti “Il titolo scelto “PROGETTARE IL FUTURO” sintetizza molto bene il significato dell’attività che l’Associazione, a tutti i livelli, sta portando avanti per aiutare il tessuto manifatturiero del Paese a vincere la sfida decisiva dell’innovazione e, quindi, della così detta quarta rivoluzione industriale. Sono perfettamente d’accordo con il presidente Elio Catania quando sostiene che è necessaria una partnership pubblico-privata, perché la trasformazione digitale è, prima di tutto, un tema di visione e di strategie. Ed è proprio in coerenza con questa indicazione che, a livello nazionale, c’è stata una forte sinergia tra Confindustria e Governo, dalla quale è nato il Piano Industria 4.0, grazie al quale l’Italia, per la prima volta, si è dotata di una politica industriale basata sull’innovazione. A livello locale questa partnership pubblico-privata si è concretizzata nella realizzazione del Digital Innovation Hub, un progetto realizzato da Confindustria Belluno Dolomiti, Provincia di Belluno, Comune di Feltre, Consorzio dei Comuni, Istituto Tecnico Superiore Negrelli e Università di Trento. L’obiettivo condiviso è la trasformazione competitiva digitale del territorio che, proprio grazie alle opportunità della rivoluzione tecnologica in atto, può accrescere la sua competitività e la sua attrattività”.

Fabrizio Alfano, direttore commerciale imprese di Intesa Sanpaolo: “L’accordo che presentiamo oggi vuole aiutare le aziende a migliorare la loro capitalizzazione e a cogliere le grandi opportunità che la digitalizzazione e i nuovi scenari offerti dalla quarta rivoluzione industriale offrono. Inoltre ci vede impegnati a sostenere il nostro sistema produttivo forti della capacità di rappresentare l’acceleratore dell’economia reale: nel 2016 abbiamo fornito alle imprese e alle famiglie trivenete 4,5 miliardi di credito a medio e lungo termine, un dato in crescita di circa il 40 % rispetto al 2015.”

L’accordo è imperniato su quattro pilastri: Ecosistemi di imprese e integrazione di business; Finanza per la crescita; Capitale umano; Nuova imprenditorialità.

– Ecosistemi di imprese e integrazione di business

Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria intendono mettere a disposizione un insieme di soluzioni che permettano alle imprese di trasformarsi, migliorando i processi produttivi, ricorrendo a nuove tecnologie e a nuove metodologie, tra cui i percorsi “Lean 4.0” che abilitano le imprese alle tecnologie digitali. Per la realizzazione dei progetti di sviluppo delle imprese Intesa Sanpaolo si avvarrà anche del proprio Innovation Center, struttura che raccoglie tutte le iniziative avviate dal Gruppo nel campo dell’innovazione. L’iniziativa intende rappresentare anche un momento evolutivo di “AdottUp, il Programma per l’adozione di startup” e offrire nuove opportunità alle startup in esso sviluppate.

– Finanza per la crescita

L’accordo punta a finanziare la crescita del business valorizzando il patrimonio intangibile delle imprese attraverso un nuovo modello di relazione basato sui fattori qualitativi legati al credito: tra questi la capacità innovativa, la formazione e la strategicità della catena fornitore-champion. Sono inoltre previste adeguate soluzioni finanziarie a medio-lungo termine oltre al migliore utilizzo degli strumenti di supporto, a cominciare dal rinnovato Fondo di Garanzia. Per programmare la crescita, bilanciando i livelli di debito a favore del capitale di rischio, è fondamentale il ricorso all’Equity per il rafforzamento del sistema produttivo. A tal proposito l’accordo intende sviluppare iniziative che favoriscano la patrimonializzazione delle imprese. Infine si prevede l’estensione a comparti strategici per l’economia italiana del Progetto Filiere, l’innovativo modello di credito di Intesa Sanpaolo che ha sinora prodotto 330 contratti con aziende capofila con oltre 15 mila fornitori ed un giro d’affari di 55 miliardi.

– Capitale umano

L’accordo punta anche a favorire l’alternanza scuola-lavoro con l’obiettivo di far diventare l’azienda il luogo in cui lo studente consolidi e arricchisca le conoscenze apprese, sviluppando competenze spendibili nel mondo produttivo o acquisendo esperienze funzionali alla creazione di nuove imprese, in linea con il Piano Nazionale Industria 4.0.

– Nuova imprenditorialità

Intesa Sanpaolo mette a disposizione il modello di valutazione delle startup. È un nuovo algoritmo DATS (Due Diligence Assessment Tool Scorecard), già inserito nelle Regole di concessione del credito, a supporto della valutazione creditizia delle Startup e in futura estensione alle PMI innovative. Si tratta del primo modello di valutazione “forward looking” adottato da una banca per i finanziamenti in debito, basato su logiche derivate dalla valutazione degli investitori in Venture Capital, mutuando le competenze costruite negli ultimi anni all’interno del Gruppo Intesa Sanpaolo. Questo nuovo strumento consente alle imprese e alla banca di cogliere al meglio le opportunità offerte dalle misure governative e le agevolazioni per la crescita, recentemente estese dal Piano Industria 4.0.

L’economia del Veneto: Belluno

L’economia veneta può contare su un’ottima vocazione industriale. Grazie alla forza della sua industria riesce ad esprimere un buon avanzo commerciale, che nel 1° semestre del 2017 ha raggiunto i 7 miliardi di euro circa, più di un terzo del totale italiano. Nel 1°semestre del 2017 l’export regionale ha infatti proseguito il suo percorso di crescita (+6,1% la variazione tendenziale), mostrando una dinamica, solo di poco inferiore all’Italia nel complesso. Sono stati trainanti i settori della meccanica, bevande e alimentare, dell’occhialeria e del biomedicale.

Nell’economia veneta Belluno si è distinta per le straordinarie performance conseguite sui mercati esteri: l’export della provincia tra il 2008 al 2016 è cresciuto del 55,6% (quattro volte la crescita media italiana), grazie al traino del settore dell’occhialeria (+84%) che rappresenta il 72% del totale provinciale, per complessivi 2,8 miliardi di euro nel 2016. Particolarmente dinamiche anche le vendite estere di meccanica, materie plastiche, elettronica e metalli preziosi (collegate sempre all’industria dell’occhialeria).

Nel corso del 2017, in un contesto di domanda internazionale favorevole, il tessuto produttivo della provincia bellunese potrà continuare a crescere sui mercati esteri, facendo leva sulla sua elevata competitività. Conferme in tal senso vengono dai dati di commercio estero del primo semestre dell’anno. Il contributo del canale estero non è tuttavia sufficiente per ridare slancio all’economia della regione. E’ infatti cruciale la spinta del canale interno e, soprattutto, degli investimenti. Più in particolare, sarà importante vincere la sfida del digitale attraverso un’accelerazione degli investimenti, finora frenati dall’incertezza che domina i mercati. L’ambiente è favorevole, grazie alla presenza di significative misure governative a sostegno degli investimenti innovativi, alla disponibilità di buone condizioni di finanziamento e di un bacino di risorse interne.

Si tratta di una grande opportunità per le imprese di questa regione che mostrano un grado di utilizzo delle tecnologie ICT in aumento e già su livelli ottimi:

• nel 2016 la diffusione della banda larga nelle imprese era pari al 97% in Veneto

(dall’80% del 2008);

• la percentuale di imprese con sito web era pari al 78,5% nel 2016, mostrando un vantaggio nei confronti della media italiana;

• la quota di addetti che utilizzano computer connessi a internet è salito al 39,6% nel 2016 (dal 26,8% del 2008), ancora inferiore alla media italiana;

• la percentuale di imprese che acquista servizi di cloud computing è tra le più alte in Italia (anche se interessa ancora poco meno di un quarto delle imprese).

Inoltre la regione gode della presenza nel territorio di una buona dotazione di capitale umano e tecnologico. In Veneto la quota di popolazione con istruzione terziaria è più elevata rispetto al resto d’Italia (nel 2016 nella fascia d’età 30-34 anni era pari al 29,6% vs il 26,2% della media italiana); è poi sopra la media italiana il numero di addetti (ogni mille abitanti) impiegati in ricerca e sviluppo. Se da un lato la regione presenta anche una buona propensione a brevettare, la provincia di Belluno invece mostra un’intensità brevettuale che è la metà di quella regionale ed è inferiore alla media italiana. E’ poi folta la presenza di start-up sul territorio veneto, attive nei processi di trasferimento tecnologico: erano 702 a metà ottobre 2017, circa il 9% del totale nazionale; di queste 16 sono localizzate nella provincia di Belluno (1,1 start-up ogni 1.000 imprese attive vs 1,6 del Veneto e vs 1,5 dell’Italia).

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