Venezia, 17 ottobre 2017 – “Zaia è talmente convinto della bontà di un referendum che non si è mai confrontato pubblicamente con nessuno. Solo comizi o monologhi in ovattati salotti televisivi oppure incontri e convegni sui generis con le categorie economiche senza alcun contraddittorio, alla faccia di chi parlava della campagna elettorale come di un momento indispensabile per approfondire le tematiche dell’autonomia. Meglio la propaganda del dibattito, per scacciare la paura di non raggiungere il quorum. Una paura reale in quanto sempre più veneti si stanno convincendo che l’unica soluzione sia l’astensione, perché è una consultazione assolutamente strumentale. In una situazione farsesca come questa il solo voto utile è il non voto”. A pochi giorni dal 22 ottobre, il consigliere del Partito Democratico Graziano Azzalin torna all’attacco sia sul merito del quesito che sul metodo della campagna referendaria.
“Onestà intellettuale e politica vorrebbero che ‘sulla madre di tutte le battaglie’ ci si potesse confrontare e invece non è mai avvenuto. Abbiamo invitato più volte Zaia in Consiglio a riferire in cosa consistesse la richiesta di autonomia, per dare un eventuale benestare alla trattativa con il Governo, ma non si è mai fatto vedere. È evidente che è una vicenda esclusivamente politica, è cominciata la campagna elettorale per le politiche e Zaia è alla ricerca di un consenso plebiscitario per aumentare il peso della Lega nella coalizione di centrodestra. E per farlo chiede una delega in bianco, che dovrebbe far aprire gli occhi una volta per tutte. Non è una questione che riguarda tutti i veneti né, tantomeno, il Partito Democratico. Nessuno si illuda di poter offrire il proprio contributo in un’eventuale trattativa, perché ha già deciso anche la delegazione che andrà a discutere a Roma nell’ipotesi che vinca il sì. Il governatore ha detto di volere la gestione diretta di 23 competenze, tutte, convinto che il Veneto possa diventare come Bolzano. In realtà su queste basi sa già che l’accordo è impossibile. L’importante però è spararle grosse – evidenzia Azzalin – E, come nella migliore tradizione gattopardesca, dire di volere cambiare tutto affinché poi non cambi nulla. Per poter così continuare nella campagna elettorale permanente, con prossima tappa le politiche del 2018”.