“Nessun alibi, nessuna giustificazione. A cinquant’anni dalla strage la ferita politica e istituzionale è ancora sorprendentemente aperta”.
Così il senatore Giovanni Piccoli definisce l’atteggiamento dei rappresentanti altoatesini oggi assenti alla celebrazione dei 50 anni dai tragici fatti di Cima Vallona.
“L’ anno scorso a una settimana dalla Commemorazione scrissi una lettera di invito al Presidente della Provincia di Bolzano che mi rispose dicendo di non poter programmare la partecipazione a causa dello scarso preavviso. Risposi a mia volta rinnovando l’invito per quest’anno. Non ho visto né lui né alcun rappresentante della giunta altoatesina, come peraltro è successo tante altre volte”.
“Tra l’altro penso non ci sia necessario formulare un invito di fronte a uno dei fatti più tragici prodotti dall’indipendentismo altoatesino. Certe presenze istituzionali dovrebbero essere scontate in un Paese unito sotto la stessa bandiera”.
“La cosa più amara è che a 50 anni di quei fatti c’è un pezzo d’Italia che si muove con regole e valori propri di fronte all’indifferenza del Governo. Solo recentemente il presidente della Repubblica ha definito quello altoatesino come un “modello di civiltà”. Io di “civile” questa mattina, a 2500 metri dal l’altezza sul luogo dell’eccidio, ho visto ben poco da parte dell’Alto Adige. Anche per questo sarà mia cura avvisare lo stesso Presidente”.
“Lo stesso Governo non ha fatto una grande figura, dimostrando scarsa sensibilità. Solo uno striminzito messaggio del ministro Pinotti. La strage di Cima Vallona, ben raccontata nella sua drammaticità anche da Guccini, meriterebbe maggiore attenzione e dignità “, la conclusione di Piccoli.