La consorteria toscana nella città baldracca. La storia di tre compari toscani che passano le notti a far bisbocce nelle bettole tra alcol e puttane nella Roma barocca del ‘600, la città di Dio in mano ai senza Dio. L’ha raccontato giovedì sera alle Conversazioni in Taverna, la rassegna culturale dell’Associazione Liberal Belluno presieduta da Rosalba Schenal, Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore, ospite fisso del programma di Giovanni Minoli Mix24 su Radio 24 per la presentazione del suo ultimo libro dal titolo “La notte tu mi fai impazzire. Gesta erotiche di Agostino Tassi, pittore”. Con moderatore della serata lo storico Franco Tosolini.
Il libro, uno scritto su Artemisia Gentileschi in occasione della mostra (Museo di Roma, sale espositive del primo piano Palazzo Braschi, fino al 7 maggio 2017), esordisce l’autore, “mi è stato commissionato dalla casa editrice Skira”. Il titolo è quello dalla canzone di Adamo, un brano di successo del 1965 che Buttafuoco ascolta per caso dalla radiolina degli operai impegnati in lavori di restauro del Salone dei corazzieri del Quirinale, dove ai tempi dei Savoia si giocava a tennis.
La storia è ambientata nella Roma dei primi del 1600, una città con 400 chiese e 100mila abitanti, piena di briganti, prostitute e artisti, dove la delinquenza gode per lo più dell’impunità. E’ in questo scenario che si muovono i tre compari, Agostino Buonamici, pittore specialista nel dipingere la notte, detto il Tassi lo stupratore di Artemisia, Orazio Lomi Gentileschi, anche lui pittore di corte, padre di Artemisia, e Cosimo Quorli il furiere del Vaticano, uomo di potere perché da lui dipendono tutte le commesse. Buttafuoco traccia il profilo dei personaggi e le loro storie “Agostino Tassi, come il Caravaggio, la stessa Artemisia, si consideravano artigiani, perché ricevevano in appalto delle tele sulle quali lavorare, senza immaginare che le opere sarebbero arrivate ai giorni nostri”. Artisti, dunque, ma anche gentaglia che incorreva frequentemente nelle maglie della giustizia. “E tuttavia – ironizza Buttafuoco citando quello che egli stesso definisce il Teorema di Orson Welles – 500 anni di sangue, criminalità, terrore, corruzione in Italia hanno prodotto capolavori con Michelangelo, Leonardo da Vinci, il Rinascimento. Mentre la pacifica Svizzera è riuscita a darci solo l’orologio a cucù”!
Agostino Buonamici, detto il Tassi, lo Smargiasso – racconta Buttafuoco – attraversa la sua vita con la dannazione dell’arte e del vizio. E’ una sorta di sergente di ferro malvagio, dall’animo buio, come i suoi dipinti, affetto da un’artrite deformante che gli consente solo di tratteggiare il volo degli uccelli, il resto è opera dei suoi allievi. Si dedica ad accudire le prostitute a fine vita. Che del resto aveva sempre frequentato. Una di loro, Maria Cannadoli, la sposa per una scommessa persa (avrebbe dovuto possederla durante una processione, ma non riesce) salvo poi innamorarsene e subire i tradimenti di lei. Lo Smargiasso per ritorsione concupisce la giovane cognata, Costanza che diventa sua amante e arruola dei killer per punire la moglie fedifraga. Per liberarsi di tutto questo fugge a Roma, dove però prosegue le sue prodezze sessuali. Agostino Tassi oggi sarebbe definito uno stupratore seriale, che picchia e riduce in fin di vita le donne, accusato anche d’incesto. Appena riesce a raggiungere il pianerottolo di Artemisia, figlia del suo amico e collega, Orazio Gentileschi, lo Smargiasso assale la ragazza, ritenuta di facili costumi perché aiutava il padre nella bottega e le modelle degli artisti all’epoca erano tutte prostitute. Invece la ragazza era illibata “rosea di velluto e fresca come l’acqua della rocca “. Il Tassi, lo Smargiasso viene portato in tribunale da Lomi Gentileschi, padre di Artemisia, non già per lo stupro, ma perché alla violenza non era seguito il matrimonio. Quello che succede dopo, nelle fasi processuali, è abominio. Il tribunale dell’Inquisizione non prende in considerazione lo stupro, ma il fatto che la ragazza ha perduto la verginità. Ed è costretta a denudarsi in pubblico per accertare le sue condizioni. Anche all’interno della cerchia familiare Artemisia passa per una Messalina. In questa storia si inserisce Cosimo Quorli, il furiere del Papa, l’uomo più potente della città, che si occupa della logistica del Vaticano. Egli vanta una sorta di ius primae noctis sulle fanciulle della città. E si dice fosse lui in realtà il padre di Artimisia, circostanza che diventa oggetto di divertimento e presa in giro nei confronti del Tassi, che quest’ultimo tollerava perché gli era di alibi e di conforto all’accusa di incesto, posto che Artimisia non sarebbe stata in realtà sua figlia.
Insomma una rassegna della perdizione che si accompagna alla dannazione, nella normalità della Roma del ‘600, il tutto protetto dalle autorità.
Buttafuoco termina la serata con un auspicio al pubblico “Io nasco come libraio, e nella gioia di ringraziarvi mi raccomando a voi affinché le le librerie non vengano assassinate. Il libro è un lusso che alimenta lo spirito critico”.
Roberto De Nart