Dimenticate ciò che avete visto nei film di Sergio Leone, i cosiddetti “spaghetti western” anni ’60 e ’70, con Clint Eastwood e le magnifiche colonne sonore di Ennio Morricone. E, se vi capita, andate a visitare il Sud-Ovest degli Stati Uniti, un mondo completamente diverso, dalle architetture integre. Santa Fe, capitale del Nuovo Messico, a una altitudine di oltre 2mila metri da dove ci si sposta nei vari villaggi degli indiani d’America.
Lo ha detto Donatella Graffino, medico negli Usa, mercoledì sera alla conferenza dal titolo “La spiritualità dei nativi americani” all’interno della rassegna culturale Conversazioni in Taverna organizzato da Liberal Belluno, l’Associazione presieduta da Rosalba Schenal.
La sua passione per la storia e i luoghi degli indiani d’America nasce per caso, “Mi trovavo a San Antonio nel Texas per una serie di conferenze – racconta Graffino – ed è lì che acquisto un vaso, che ha suscitato il mio interesse sui nativi americani”.
Graffino ripercorre la storia degli indiani d’America dal genocidio culturale operato nei loro confronti dalla fine del 1800 agli anni ’60 “i giovani venivano sottratti alle loro famiglie per cancellare le loro tradizioni, che tuttavia sono sopravvissute grazie agli sciamani, le nonne e le mamme”. La relatrice si sofferma in particolare sui Navajo (o Navaho) una popolazione per lo più stanziale tra Colorado, Nuovo Messico e Arizona che non fu protagonista di grandi battaglie. “E’ severamente proibito fotografare, soprattutto le loro cerimonie religiose -spiega Donatella Graffino – nella maggior parte delle loro tradizioni è ricorrente il numero 4. Quattro sono le montagne raffigurate nel loro sigillo, il Blanca Peak il Mount Taylor il San Francisco Peak e il Monte Hesperus, come 4 sono i punti cardinali, 4 le loro pietre sacre e 4 i loro canti religiosi”. Molto particolare il loro mito della creazione. “All’inizio c’erano solo delle divinità (first man e first woman) e degli insetti – spiega Graffino – in un mondo buio, lugubre. Per andarsene salgono in una canna che li portano ad un secondo mondo luminoso, azzurro, con uccelli e volpi azzurre. Ma anche qui c’è infelicità e guerre e quindi decidono di andarsene. Arrivano così al terzo mondo giallo, con fiumi e piogge. Qui cresce il granoturco e ci sono le 4 montagne identificative dei 4 punti cardinali. Per sfuggire alle acque, a quelò diluvio universale ricorrente in tutte le religioni, raggiungono il quarto mondo, quello risplendente, che corrisponde al nostro. A questo punto le divinità consegnano il quarto mondo all’uomo. E il coyote che nel terzo mondo aveva rapito i figli al dio delle acque scatenando il diluvio li restituisce!”. Particolare anche il culto dei morti dei Navaho. Quando muore una persona, il suo spirito deve andarsene via, perché se rimane tormenta i vivi. E quindi il moribondo viene portato fuori dall’abitazione altrimenti la stessa diventerebbe inservibile. Gli vengono calzati i sandali invertendo destro e sinistro affinché non ritrovi la strada di casa. E infine viene sepolto da quattro persone che non siano consanguinee.